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Aggiornato: 5 luglio 2025
Forse qualche settimana appena, forse pochi giorni. Ma nella mia memoria quel tempo occupa uno spazio grande, mi pare di esserci rimasta un anno. «Un giorno la serva entrò con una lettera. Io la presi e la gettai sulla tavola. «Ma no. Ella tornò a darmela. Bisognava che io la leggessi; l'aveva recata un signore, che stava aspettando la risposta. « Chi è? domandai.
Qualcuno sembrava appena abbozzato, qualche altro più attentamente condotto aveva finezze di artista. Siete stato in tutti questi luoghi? domandai meravigliata e quasi invidiosa di tante memorie. Quante cose sapete!
Come mai Lidia mi credeva abbastanza vano e vile da condurla dove avevo condotte le mie amanti, da permetterle di scrivere il nostro nome sotto il nome d'un'altra donna ch'era stata mia? Perchè mi giudichi così male? domandai, guardando la donna fissamente. Chi ti ha parlato di me? Nessuno mi ha parlato di te, Sergio, ella rispose, ritta, immobile come un'accusata.
Tuttavia, per l'interessamento che m'inspirava l'amico mio, sentivo il bisogno di scrutare più profondamente l'animo di Fulvia. Giorgio è innamorato di lei, nevvero? le domandai senza altri preamboli. Non mi ha mai detto questo. Non l'ha detto, ma l'ha fatto comprendere. Non so. Io non mi occupo d'indovinare sciarade. Sia sincera, Fulvia, mi dica la verit
«Mai avevo udito voce così musicale, una voce di contralto, grave e dolce, come d'oro. Le sue ultime parole furono dette in francese. Si era accorta di qualche mio errore nel parlare la sua lingua? Voleva rendermi più agevole la conversazione? « Venite nelle sale di giuoco? le domandai, adoperando il francese a mia volta. « Non giuoco. « Che importa! Vedere gli altri è uno spettacolo. « Penoso.
Va a Milano perchè suo marito ve la richiama. Questa signora, mi spiegò Lidia chinandosi alcun poco verso di me, è una simpatica giovane che ha il marito infermo. E hai notata, mamma, una stranezza? Donna Teresa affermò col capo. Non avevo ragione io? continuò Lidia. Proprio, una rassomiglianza non comune. Con chi? domandai.
Non ebbi dette queste parole, che egli ammutolì e si oscurò nel viso nè per quanto io vi almanaccassi sopra, seppi comprenderne la cagione. Alla sera io mi recai in casa della contessa; mi aspettava d'incontrarvi Raimondo, ma non vi era ancora. Il generale mi venne incontro; gli domandai notizie della signorina Clelia. Era incomodata lievemente e s'era rimasta a casa.
Ero tutt'ora sotto la dolce impressione di questa visita inaspettata, quando con strepito immenso entrò Materassi, seguito da uno sciame di Guide. Notizie? Domandai subitamente. Nessuna. La cronaca del giorno? Ah... La Corte Marziale ha condannato a dodici anni di galera una guardia mobile che non ha voluto ricevere un'ordine dal suo tenente. Hai detto una guardia mobile?
«Perchè son certa che quello che stai facendo, è cosa cattiva, mi rispose essa alzando le spalle in segno di disprezzo; e soggiunse: ciò non sta bene». Vivamente stupito domandai alla donna per quale ragione io l'avevo tanto spaventata e se non aveva mai visto in vita sua un uomo leggere un libro. «Può darsi, mi rispose, ma ciò non sta bene, e chi sa poi quali siano le tue intenzioni...» e dette queste parole si allontanò gettando su me più volte sguardi timorosi e sospettosi.
Che cosa ho da dire? continuò la madre; se non vogliono credere alla mia parola, ci facciano l'onore di venire a casa nostra, di sabato, affinchè possiamo riceverli degnamente, e vedranno il marito e gli attestati del matrimonio. E quanti anni ha il marito? domandai. Dieci compiuti, Signore.
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