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Aggiornato: 21 ottobre 2025


Vedi che non è possibile; sarebbe una vergogna, un delitto. Preferisco morire...» Vicenzino fermava tutti i contadini che vedeva per domandare affannosamente, fremendo d'impazienza: Sei tu che hai portata questa lettera a casa Dogliani? Tutti dicevano di no; ed egli correva, di su, di giù, come un matto, agitando la lettera in alto, guardando tutti supplichevolmente, e gridando: Chi l'ha portata?

Così entrarono come una raffica nella stanza da pranzo, dove il signor Dogliani leggeva un giornale accanto al fuoco mezzo spento, ed una giornante stirava la biancheria di bucato sulla tavola a ribalte, che più tardi doveva essere allargata ed apparecchiata pel pranzo, ed intanto, colle ribalte pendenti e coperta dallo stiratoio, serviva ad un uso più modesto. In casa Dogliani tutto era modesto.

Povero amico, fatti animo -gli disse Bertone. Un padre come il tuo ama sempre il suo sangue, qualunque cosa egli faccia; fuori, s'intende, il bruttarsi con azioni malvagie od infami. Tu ti sei indebitato fino agli occhi e non hai studiato come dovevi. È male, lo capisco, ma non è fortunatamente un delitto di lesa famiglia, come lo sarebbe stato per me. Non ti disperare, Ariberto; parlerò io a tuo padre. Tu frattanto va subito a Dogliani per consolare la tua povera mamma. Chi sa che il vederti non le ridoni la salute, meglio di tutte le ordinazioni del medico! So ancor poco di medicina, soggiunse Filippo sorridendo, ma gi

Aveva appena scritte poche parole, quando l'assistente disse parlando al fondo della classe dietro a lui: Dogliani Vincenzo, laggiù; cosa fai sotto il banco? Ho raccolto il foglio che m'era caduto...... rispose colla voce turbata Vicenzino. E, consegnata la sua pagina, uscì tutto rosso in viso, senza guardare il cugino. Ma questi non ignorava più da che parte gli era venuto quel soccorso.

L'invito non poteva non essere accettato. Non era forse Clementina la signora del suo cuore? Del resto, niente lo chiamava più alla sua casa di Dogliani. Da qualche anno il signor Amedeo aveva pagato il suo tributo alla terra e riposava accanto alla diletta compagna della sua giovinezza. Perciò Ariberti, che gi

Del nostro baccelliere furono invece assai meno contente le sue vecchie conoscenze di Dogliani. Le ragazze lo trovarono più bello, più elegante di prima, e pensarono a lui per una settimana, con gran dispetto degli Adoni di mandamento; ma finirono col giudicarlo freddo, contegnoso, aristocratico.

A quella amara facezia un brivido corse per l'ossa al nostro giovane eroe. Si vide in una bara, portato da due becchini lunghesso un'aiuola del triste recinto, e pensò a Dogliani, a suo padre, a sua madre, che, poveretti, non sospettavano di nulla, e lo facevano forse gi

Si sentiva superiore a quei poveri, ed era felice. Quando Vicenzino era stato alla vigilia d'andare alla scuola, gli aveva detto in presenza dei vicini: Domattina alla scuola troverai tuo cugino, il figlio di mio fratello Anselmo. Si chiama Vincenzo Dogliani come te. È il nome di nostro padre... Vicenzino si era fatto tutto rosso.

In casa Dogliani fu un gran chiacchierare dei ragazzi sul bel tratto di Vicenzino, e le cuginette lo ammirarono molto. A pranzo il signor Anselmo domandò a Vincenzo con piglio severo: E così? l'esame di latino?... e crollò il capo come per dire che non ne sperava nulla. L'ho fatto bene! gridò Vincenzo con uno scoppio di voce.

Ad ogni ora, ad ogni momento, il cuore gli dava un sobbalzo, chè gli pareva di veder comparire il cancelliere colla sentenza; intendi il postino con una lettera del tipografo. Passò la mattina, e passò anche il giorno, senza l'apparizione del molesto messaggio. Ed era naturale: il tipografo abitava a Torino, e non a Dogliani. Ma il giorno dopo?

Parola Del Giorno

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