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Aggiornato: 16 giugno 2025
Nè di queste battaglie il tempo fiero Turbar ti deve, o 'l dei raccor per segno Che 'l Signor sommo de l'eterno impero Oggi vostra salute aggia a disdegno; Non è la forma del divin sentiero Come le strade de l'umano ingegno, Che Dio per fargli eccelsi e farli chiari Prova ne le miserie i suoi più cari.
Al divin Seggio intorno Girasi orror di tenebre profonde, E lume tal, ch'a gli occhi altrui fa scorno; Sua voluntate è mar, che non ha sponde; Però de' rai de l'umiltate adorno Con silenzio adorando ognun s'acqueti: Nè cerchiam la cagion dei gran decreti.
Vi son cervelli modellati a stampo Dei crani d'una volta e ingegni vivi In cui divin guizza talora un lampo.... È il pan che manca che li fa cattivi. Bello il morir, quando s'ignora il mondo, Piegando come un uccellin la testa. E il funeral, spettacolo giocondo, Si fa con fiori e le campane a festa.
chiunque te pur una volta mira, sente sgombrar da l'alma ogni vil voglia, e arder tutta di celeste amore. Dunque ver me col divin raggio spira del disiato tuo santo favore, ch'io voli al Ciel con la terrena spoglia.
Carlo è giá vecchio e presso all'ora estrema, e deggio dir, pria che sia in tutto morto, a che ridotto fosse e in qual sistema lo Stato nell'inerzia e l'ozio assorto, e del popolo il vero e del monarca: Dio mio, ti raccomando la mia barca. L'anno ottocentoventi a mano a mano correva dell'arcana incarnazione del divin Verbo, nostro pellicano, al qual son tanto ingrate le persone.
Se io non mi sono ingannato in tale congettura, si spiega forse meglio come, pubblicando i Sepolcri a Brescia nell'anno 1807, il Foscolo provasse una certa maliziosa compiacenza nel citare, per segno d'onore, in una nota i versi del Manzoni, relativi ad Omero libero, che non adulava i potenti, ad Omero, di cui il Monti e il Foscolo rivali traducevano allora l'Iliade, I versi citati sono questi per l'appunto: Non ombra di possente amico, nè lodator comprati avea quel sommo D'occhi cieco e divin raggio di mente Che per la Grecia mendicò cantando.
Né chi sia questa dongella né dove finalmente lo conducesse, vogliovi manifestar se non in l'orecchia dicendolo: ma, conchiudendo la seconda «selva», dico che 'l laberinto intricatissimo, nel quale ultimamente si ritrova, pare a me una soperstizione tenacissima significare, de la cui caligine se non per divin aiuto si pò essere liberato.
I sorrisi del genio, i lampi, i canti Ebbero e le follìe, E sepper tutti i voli e tutti i pianti E tutte le armonie; E lanciaron dal culmine a l’intento Mondo sacre parole; E moriron fra un sogno ed un concento Circonfusi di sole. Amo i Ribelli che, morsi nel cuore Da un’angoscia suprema, Avvinti da un divin laccio d’amore A chi piange, a chi trema,
La mente innamorata, che donnea con la mia donna sempre, di ridure ad essa li occhi più che mai ardea; e se natura o arte fé pasture da pigliare occhi, per aver la mente, in carne umana o ne le sue pitture, tutte adunate, parrebber nïente ver’ lo piacer divin che mi refulse, quando mi volsi al suo viso ridente.
Gli apostoli, sbalorditi da questa logica altrettanto profonda che ardita, accordarono a Giuda l'impiego di cassiere, colla riserva di sottoporre la nomina all'exequatur del loro divin maestro.
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