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La Teobaldi guardò avidamente, nel tempo dell'attesa, le carte sparse sulla scrivania, semplici fogli da lettera, senza cifra e senza stemma; e guardò le pareti, dalle quali pendevano quadri antichi in vecchie cornici. Si vedeva, in uno, una donna Venere doveva essere, tutta nuda, o Danae sdraiata sopra un largo divano, e una ancella, con rapido atto sembrava voler coprire d'un manto porpureo che aveva tra le mani, la superba nudit

S'avvicinò ad una delle finestre, ma non vide o almeno credette di non vedere alcuno. Chi può essere stato? si chiese egli. Guardò Fathma che si teneva ancora ritta presso il divano in atteggiamento fiero e sprezzante. Fathma, disse, fa quello che tu vuoi, ma fra tre giorni tornerò a vederti. Se non avrai cangiato parere, se ricuserai di diventare mia, guai a te.

E s'abbandonò bruscamente sulla spalliera del divano sicchè le sue corte gambette si sollevarono da terra. Ma tutti fecero orecchie di mercante, chi con una spallucciata, chi con un moto impercettibile delle sopracciglia. Era entrato in tasca a tutti quell'ometto finalmente con quella sua smania di voler leggere a ogni costo, come se poi la gente non avesse occhi, o non avesse sentito leggere mai.

E però usava stare nella sua camera, dove poteva coricarsi in certi languimenti che la coglievano di quando in quando; e nelle ore men tribolate sedeva sul divano, di contro al ritratto del marito, di cui parlava con Tecla a lungo ogni giorno, narrando la dolce vita avuta con esso.

Loredana, accasciata per la lettera nella quale Filippo le annunziava che la sua lontananza si sarebbe ancora prolungata di alcuni giorni, stava sul divano, a occhi chiusi, non udendo, non pensando, nella disperazione di far passare quel tempo che doveva essere eterno.

Io caddi ginocchioni davanti al divano; baciavo e ribaciavo il cadavere ancora caldo, senza un lamento, senza un singhiozzo, soffocato dal groppo di pianto che non riusciva a versarsi per gli occhi; e dietro un velo di nebbia, quasi nella fluida trasparenza di un sogno, intravedevo le persone di casa, gli inquilini accorsi, e il corpo giacente che aveva tuttavia, nonostante quel nebbioso velo, le rigogliose apparenze della vita e della forza.... Poi improvvisamente, non vidi più nulla, come se un nero abisso mi avesse inghiottito.

Il consiglio veramente è un solo nel quale non vi è altro presidente che esso re, con intervento di dodici sultani, uomini di esperienza e d'intelligenza nelle cose e governo di stato; sebbene questo numero è alternato da quei sultani che di tanto in tanto vengono alla corte, ed entrano tutti in consiglio ogni giorno, eccetto quando il re va al bagno e quando si taglia le unghie. L'ora del ridursi, l'estate, come lo inverno, è dalle ventidue ore in poi, e stanno ridotti secondo le materie che si trattano, fin tre, quattro, cinque, sei, e sette ore di notte. Siede il re sopra un divano non molto alto da terra, e dietro alle sue spalle siedono li figliuoli quando si trovano alla corte, alla quale ordinariamente interviene sultan Caidar Mirza, che è come luogotenente del re, si parte da esso. All'incontro della faccia di esso re, siedono li sultani consiglieri per et

Dunque? chiese la voce fresca e nitida della donna. Oh Gwendaline.... egli mormorò diventando più pallido ancora, non reggendo a sostenere lo sguardo di quei glaciali occhi azzurri. Ella si sdraiò, tutta bianca, in un divano di riposo bianco, coperto di cuscini di seta bianca così molli che vi affondò.

Un servo entrò, portando le lampade accese e collocandone una sul caminetto, l'altra sulla tavola. Quasi immediatamente dietro lui, giunsero Pietro e donna Teresa; poi Lidia, vestita a nero; tutt'e tre ostentarono di non guardarmi. I miei suoceri sedettero sul divano: Lidia in una poltrona di fronte a loro.

L'attesa, dapprima calma e rassegnata, volgeva, col volgere delle ore, ad una inquietudine generale. Non poteva più star ferma; la finestra, la sedia, il divano, l'uscio e poi da capo la finestra, e poi più nulla. Ritta nel mezzo della stanza pareva una statua; le sue sensazioni si concentravano in un immenso, in uno sfrenato desiderio di vedere Alberto.