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Aggiornato: 18 giugno 2025
Carolina era bruna, aveva gli occhi neri e dolci, aveva le labbra rosse come le ciliege, le mani piccole piccole, bianche come la farina del suo molino. E durante la mia breve dimora a Cassino il mio amico Cataldo non aveva fatto che parlarmi di lei. Ricordo le sue parole: Francescone ha lasciato in questo molino due pietre preziose...
Così orrevolmente scortati, sotto gli occhi di un popolo curioso che si affollava sul loro passaggio e della loro venuta non pronosticava niente di buono, erano riusciti alla porta settentrionale del borgo; d'onde, per una ripida strada serpeggiante sulla costiera del monte, erano saliti in vista del castello Gavone, dove i marchesi del Carretto, terzieri del Finaro, avevano corte e dimora.
Nulla di male può abitare un simil tempio. Se dimora sì bella avr
20 Quanto fia meglio, amandola tu ancora, che tu le venga a traversar la strada, a ritenerla e farle far dimora, prima che più lontana se ne vada! Come l'avremo in potestate, allora di chi esser de' si provi con la spada: non so altrimenti, dopo un lungo affanno, che possa riuscirci altro che danno.
Tu vedrai che lo indugio, e la dimora Che si frappone alla vendetta, accresce Questa gran piaga, ch'è da sè mortale. ARRENOPIA, tragedia antica.
Il mattino di quella medesima domenica, verso le ore nove, un vecchio contadino aveva aperto l'uscio della bottega di messer Agapito e aveva domandato al signor Martino, che primo gli si era fatto incontro: La casa del signor Marone? Questa. Dove potrei trovarne il proprietario? E' non abita qui. Lo so bene. Vengo appunto dalla sua dimora, e la serva mi ha detto che l'avrei trovato in questa casa.
Ed elli a me: «L’amor del bene, scemo del suo dover, quiritta si ristora; qui si ribatte il mal tardato remo. Ma perché più aperto intendi ancora, volgi la mente a me, e prenderai alcun buon frutto di nostra dimora». «Né creator né creatura mai», cominciò el, «figliuol, fu sanza amore, o naturale o d’animo; e tu ’l sai.
Qui sotto c'è un arcano del cuore; aveva detto il Giuliani; nè io m'attento di scrutarlo. M'avete narrato ch'egli è sempre dai Torre Vivaldi; soggiunse il duca. Il gesuita non dimora egli nel palazzo, e non è egli l'anima di quel partito che è capitanato dal marchese Antoniotto?
Però, come ad affrettare il tempo dell'espiazione, con grandi beneficenze, che a ciò la portava la sua naturale tendenza, cercava nell'amore e nella benedizione de' poveri cittadini e dei tanti infelici che l'assediavano continuamente, un sollievo ai propri affanni. E al Palavicino concesse quante ricchezze ella poteva avere a disposizione, quando sentì dover servire per sanare la più profonda piaga che i Francesi, colla lunga dimora, avevano aperto in seno all'Italia. Ed ella era tanto più degna di stima in quanto che, tormentandosi al pensiero che pei soccorsi medesimi ch'essa gli dava, il Palavicino si affrettasse sempre più incontro all'estremo pericolo, dovendo esporsi per la patria e per tutti; pure non disse mai parole atte a sconfortarlo un momento, e fu solo quando Manfredo mostrò l'avviso ricevuto di recarsi a Reggio colla gente da lui messa insieme, ch'ella non potè vincersi affatto, e il pianto tradì ogni suo pensiero. Dal giorno che si trovò ancor sola, sentì pesare sopra di sè tutti i mali della vita. Con tanta apparenza di prosperit
Io non ho nulla ad apprendervi, rispose freddamente il barone. Voi dovete sapere quali considerazioni han potuto determinare vostra sorella a fuggire la vostra dimora, ed a quali persone ella poteva indirizzarsi.
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