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Aggiornato: 25 giugno 2025
Il giovane la contemplava estatico agli ultimi chiarori del giorno; sembrava che volesse prolungarli col desiderio, ed impedire alle tenebre di avvolgere quella seducente bellezza. Certo, se egli aveva dei rimproveri ad indirizzarsi sulla sua condotta passata, se il pensiero di donna Rosalia poteva cagionargli rimorsi; rimproveri e rimorsi dovevano essere ben leggieri.
«Io sto assai male,» disse Sant'Aubert stringendo la mano della figlia, la quale, spaventata dal tuono di voce del padre, esclamò: «Gran Dio! voi state più male, e noi siamo senza soccorso; come faremo?» Egli appoggiò la testa sulla di lei spalla; essa lo sostenne fra le sue braccia, e fece fermar la carrozza. Appena il rumore delle ruote fu cessato, sentirono musica in lontananza, lo che fu la voce della speranza per Emilia, che disse: «Oh! noi siamo vicini a qualche abitazione, e potremo trovarci aiuto.» Ascoltò attenta: il suono era molto lontano, e parea venire dal fondo di un bosco, una parte del quale costeggiava la strada. Guardò dalla parte d'onde venivano i suoni, e vide al chiaro di luna qualcosa che somigliava ad un castello, ma era difficile di giungervi. Sant'Aubert stava troppo male per sopportare il più piccolo movimento: Michele non poteva abbandonare le mule; Emilia, che sosteneva ancora il padre, non voleva abbandonarlo, e temeva pur di avventurarsi sola a tal distanza, senza sapere dove ed a chi indirizzarsi: frattanto bisognava prendere un partito, e senza dilazione. Sant'Aubert disse dunque a Michele di avanzare più lentamente che gli fosse possibile, e dopo un momento svenne. La carrozza si fermò di nuovo; egli era privo affatto dell'uso dei sensi. «Ah! padre mio, mio caro padre!» gridava Emilia disperata; e credendolo in punto di morte, esclamò: «Parlate, ditemi una sola parola; ch'io ascolti anche una volta il suono della vostra voce.» Egli non rispose nulla: spaventata sempre più, ordinò a Michele di andare ad attingere acqua nel ruscello vicino; egli ne portò un poco nel suo cappello, che la ragazza spruzzò sul viso del genitore. I raggi della luna, riflettendo allora sopra di lui, mostravano l'impressione della morte. Tutti i movimenti di terrore personale cedettero in quel punto a un timore dominante, e, confidando Sant'Aubert a Michele, il quale con molta difficolt
Il gesuita provò di consolarla e, parola per parola, frase per frase, le carpì il racconto della lettera di Don Domenico Taffa, del commento del barone Sanza, della sclamazione desolata e terribile di suo fratello, del ritrovo domandato e non ottenuto del giovane conterraneo a cui essa desiderava indirizzarsi per un consiglio.
Io non ho nulla ad apprendervi, rispose freddamente il barone. Voi dovete sapere quali considerazioni han potuto determinare vostra sorella a fuggire la vostra dimora, ed a quali persone ella poteva indirizzarsi.
Parola Del Giorno
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