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Aggiornato: 8 giugno 2025
Rispondimi colla stessa buona fede con cui te lo domando. Non vorrei più trattenerti a forza. Ti lascio liberissimo. Perchè ci vai? Non sei innamorato di quella donna? Chi lo sa? Dimmelo in faccia.... senza ridere. Ci vado per cercar fortuna. Ecco. Al gioco? Al gioco.... che.... esprime, il distacco del danaro.... come hai detto un momento fa? Ah! che è il segno degli uomini superiori.
Omar!.... Omar!... non farmi morire dalla gioia, non farmi balenare una speranza che forse non esiste. Te lo giuro, padrona, io ho avuto notizie di lui. Dov'è? Dove l'hanno condotto?.... Dimmelo, Omar, dimmelo! È prigioniero dello sceicco Tell-Afab. Ah!... dove si trova questo sceicco?... Io voglio vederlo.
Benchè si sentissero divise per sempre, non avrebbero saputo resistere a quel silenzio della loro nuova solitudine; Tina sospirò abbandonandosi sulla sedia con una stanchezza di ammalata. Che cosa hai? Dimmelo. Fra mamma e figlia l'intimit
Dimmelo! accarezzami: non sono la tua Rosalia? non porto qui dentro un nostro figliuolo? via, un bacio innanzi partire...» Chi colla pietra infernale gli avesse toccato la viva carne, non avrebbe recato a Ramengo tanto strazio, quanto lei con simili parole. La bugiarda! la infame! vuol con carezze ricoprire il tradimento: baciarmi e vendermi.
Se tu sapessi come ti vedo bene, col tuo bel viso serio e pallido; come ti vedo bene certe volte, col tuo sorriso cattivo, ma che a poco a poco diventa dolce, melanconico, diventa carino carino... così, come adesso!... Mi piaci tanto così, e mi sento tanto felice, perchè mi sembra di essere io quella che ti fa diventare più buono. Che cosa sono io, per te?... Dimmelo.
Non funestarti con queste idee, figlia mia... Dimmelo, pap
Sarebbe! ripetè Carlotta col broncio. Oh Dio, mamma! esclamò la fanciulla annoiata. Non cominciamo; non farmi ripetere venti volte una domanda. Se ho sbagliato, dimmelo. Io non mi sento colpevole di nulla. Il candore con cui Nicoletta sosteneva un'accusa vaga, disarmò la signora. Colpevole non sei; non voglio dirti colpevole, spiegò infine. Ma stordita e bizzarra come al solito.
Che pazzia! La Rondine. Veramente, non ami? Non hai amato mai, da che non t’ho più veduta? Dimmelo, a me sola. Confìdati. Mortella. Che è l’amore? Dimmelo tu. Io non lo so. La Rondine. Che altro c’è nel mondo? Ma tu lo sai. Almeno l’amore di Giana e di Bandino non lo vedesti nascere? non l’hai ora sotto gli occhi ogni giorno? Mortella. Quel che è troppo vicino, non si vede. E poi Giana...
E' colpa mia? dimmelo! dimmelo! Saresti più felice senza di me? Nè con te, nè senza di te, posso vivere, citò Nunziata. L'orchestra suonava l'aria della «Manon» di Massenet. L'anima di Nunziata era presa dalla sete dell'inafferrabile, dalla nostalgia della morte. Ma era tardi, e la campana della table-d'hôte era suonata da un pezzo. Ella si alzò con un lieve sospiro.
Oh! dimmelo, Giulia!... Perchè non vuoi dirmelo?... No! No!... Non voglio più che ti posseggano, Giulia, i miei occhi, le mie labbra, le mie dita... No! No!... Tu devi appartenere soltanto alla mia Anima!... E più non avrai da me l'esecrabil carezza, poichè muoio di gelosia per tutti gli amanti che nel tuo letto condussi dandoti il mio corpo!... Gli amanti di Giulia.
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