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Aggiornato: 14 giugno 2025


Inferno · Canto XXVIII Chi poria mai pur con parole sciolte dicer del sangue e de le piaghe a pieno ch’i’ ora vidi, per narrar più volte? Ogne lingua per certo verria meno per lo nostro sermone e per la mente c’hanno a tanto comprender poco seno. S’el s’aunasse ancor tutta la gente che gi

e l'un da l'altro come iri da iri parea reflesso, e 'l terzo parea foco che quinci e quindi igualmente si spiri. Oh quanto e` corto il dire e come fioco al mio concetto! e questo, a quel ch'i' vidi, e` tanto, che non basta a dicer 'poco'. O luce etterna che sola in te sidi, sola t'intendi, e da te intelletta e intendente te ami e arridi!

Non prendan li mortali il voto a ciancia; siate fedeli, e a ciò far non bieci, come Ieptè a la sua prima mancia; cui più si convenia dicer ‘Mal feci’, che, servando, far peggio; e così stolto ritrovar puoi il gran duca de’ Greci, onde pianse Efigènia il suo bel volto, e pianger di i folli e i savi ch’udir parlar di così fatto cólto.

Queste sustanze, poi che fur gioconde de la faccia di Dio, non volser viso da essa, da cui nulla si nasconde: pero` non hanno vedere interciso da novo obietto, e pero` non bisogna rememorar per concetto diviso; si` che la` giu`, non dormendo, si sogna, credendo e non credendo dicer vero; ma ne l'uno e` piu` colpa e piu` vergogna.

qual e` colui che tace e dicer vole, mi trasse Beatrice, e disse: <<Mira quanto e` 'l convento de le bianche stole! Vedi nostra citta` quant'ella gira; vedi li nostri scanni si` ripieni, che poca gente piu` ci si disira. E 'n quel gran seggio a che tu li occhi tieni per la corona che gia` v'e` su` posta, prima che tu a queste nozze ceni,

I’ fui colui che la Ghisolabella condussi a far la voglia del marchese, come che suoni la sconcia novella. E non pur io qui piango bolognese; anzi n’è questo loco tanto pieno, che tante lingue non son ora apprese a dicer ‘sipa’ tra S

E quale il cicognin che leva l'ala per voglia di volare, e non s'attenta d'abbandonar lo nido, e giu` la cala; tal era io con voglia accesa e spenta di dimandar, venendo infino a l'atto che fa colui ch'a dicer s'argomenta. Non lascio`, per l'andar che fosse ratto, lo dolce padre mio, ma disse: <<Scocca l'arco del dir, che 'nfino al ferro hai tratto>>.

Io non vidi, e però dicer non posso, come mosser li astor celestïali; ma vidi bene e l’uno e l’altro mosso. Sentendo fender l’aere a le verdi ali, fuggì ’l serpente, e li angeli dier volta, suso a le poste rivolando iguali. L’ombra che s’era al giudice raccolta quando chiamò, per tutto quello assalto punto non fu da me guardare sciolta.

Pero` a la dimanda che mi faci quinc'entro satisfatto sara` tosto, e al disio ancor che tu mi taci>>. E io: <<Buon duca, non tegno riposto a te mio cuor se non per dicer poco, e tu m'hai non pur mo a cio` disposto>>. <<O Tosco che per la citta` del foco vivo ten vai cosi` parlando onesto, piacciati di restare in questo loco.

Ivi mi parve in una visïone estatica di sùbito esser tratto, e vedere in un tempio più persone; e una donna, in su l’entrar, con atto dolce di madre dicer: «Figliuol mio, perché hai tu così verso noi fatto? Ecco, dolenti, lo tuo padre e io ti cercavamo». E come qui si tacque, ciò che pareva prima, dispario.

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