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Aggiornato: 16 giugno 2025
Un giorno bellissimo tra que' bei giorni in quell'ora incantevole, in cui il calore comincia a scemare e una lievissima brezza spirando commove l'erba ed i fiori, il vecchio domestico se ne stava tranquillamente seduto sulla terrazza dell'ala destra, quando a un tratto si scosse, spalancò gli occhi e guardò fissamente verso un punto del viale, che con una vasta curva conduceva fino alla porta d'ingresso.
Allora, alla garrula contentezza del principio, allo scoppio di allegria, succedeva una gioia intensa, rattenuta. Gli augelletti si nascondevano nei folti inaccessibili e cantavano sommessi. I verdi si facevano più oscuri, ed erano tanto fronzuti gli alberi, che internandosi per i sentieri tranquilli, in alcuni punti sembravano neri. Le cascate trasparenti e bianche scendevano con monotona armonia le scalinate di pietra annerita e verdeggiante. Una frescura di cui è impossibile farsi un'idea, regnava in quei siti. I raggi del sole non potevano farsi strada. V'era un'ombra impenetrabile deliziosa, non scevra di mistero. In alcuni punti non si sapeva più dove s'era, tanto apparivano profondamente freschi, umidi, solitari, lontanissimi dal resto del mondo. Uno di questi punti era a fianco dell'ala sinistra del palazzo. V'era un circolo irregolare di alte piante le cui cime frondose intercettavano i raggi, e non lasciavano scorgere che ad angustissimi spicchi l'azzurro del cielo. Alcuni rami si spingevano sul palazzo, coprivano gli stipiti a ghirlande, e pareva volessero entrare per l'ampie finestre del primo piano. Più sotto, foltissimi boschetti col loro cupo verde formavano un asilo quasi inaccessibile. In mezzo v'era un piccolo lago naturale, di forma elittica, irregolare; l'acqua n'era nettissima, ma non limpida. Specchiandosi pareva di guardarsi in un vetro opaco. Alcune piante acquatiche dalle larghissime foglie pallide galleggiavano qua e l
Che hai? Eccola. Taci. Seguendo lo sguardo dell'amico egli scorse una signora vestita tutta di bianco, col cappello rosso e l'ombrellino dello stesso colore. Quasi avvertita da un senso magnetico, ella si volse verso i due sopravvenuti, ma non un muscolo del suo viso si contrasse, non il più piccolo moto la tradì. Perez riconobbe subito la figura ammirata a Valsorrisa, due anni addietro: meravigliosamente bella nel corpo e nel viso, alta e flessuosa come Diana, come la Valchiria, con un prezioso volume di bionde chiome lucenti sulla nuca e sulla fronte, dove, come in tutto il viso, il riflesso dell'ala del cappello e dell'ombrellino diffondeva un chiaror caldo di fiamma. Dopo avere rivolto ai due amici lo sguardo inespressivo e quasi cieco con cui si guardano gli sconosciuti, ella si voltò verso una donna che le stava da presso tenendo per mano un bambino: la governante ed il figlio. Chinatasi a dire qualche cosa al fanciullo, si raddrizzò, tornò a rivoltarsi verso il piroscafo. La massa enorme del «Senegal» si avanzava ancora più lentamente, di fianco; si udivano i fischi del comando, si vedeva a prora il gruppo dei marinai pronti alla manovra dell'
Gian Giacomo, dopo avere atteso alcun tempo, vedendo che l'ammiraglio ducale non disponevasi ad incominciare la pugna, ordinò ad una borbota e due piatte s'avanzassero ed ingaggiassero il combattimento. Uscirono immediatamente queste tre barche di schiera, e inoltratesi a mezza gittata di cannone dal nemico, il comandante la borbota fece appuntare una bombarda, e ne spiccò il colpo. Un globo di fumo si sollevò, ed avvolse tosto quella barca, sperdendosi in forma d'una colonna biancastra. Il trambusto che si vide tra gli uomini d'una nave dell'ala destra ducale indicò che la palla aveva dato in quella; infatti essa stessa girò di fianco e ripostò due colpi; la borbota e le piatte replicarono subitamente. Gian Giacomo comandò s'avanzassero due altre borbote con quattro piatte: progredirono queste pure, e, unitesi alle altre, trassero di bombarda all'inimico. Con meraviglia però de' Mussiani, e non senza sospetto nel Medici di qualche stratagemma, che ne addoppiò la vigilanza, i Ducali ripostavano radamente e sempre dalla loro ala destra, la cui estremit
Ad ogni minuto, Pagiolin che ha tenuto fino ad ora le ali chiuse, tenta gli spessori del vento con una cauta mossa dell'ala destra. A poco a poco, gli spessori rallentano la stretta. Si slabbrano davanti dei piccoli varchi di azzurro. Pagiolin vorrebbe raggiungere il sereno, ma teme di smarrirsi sul mare. E' tardi! E' tardi!
«Sì; erano, i più, giovanetti, benchè solcata prematuramente la candida aperta fronte dall'orme di mesti e solenni pensieri; benchè deserti d'ogni carezza di madre, d'ogni gioja d'affetti domestici: fanciulli d'un nuovo mondo, figli d'una nuova fede; e l'Angelo dell'esilio mormorava ad essi, sui primi passi del loro pellegrinaggio, non so quale dolce e santa parola d'amore, di fratellanza universale, di religione dell'anima, che li aveva inalzati al di sopra degli uomini del loro secolo, perchè li aveva trovati puri d'egoismo come la gioventù, presti al sacrificio come l'entusiasmo. Al tocco dell'ala dell'Angelo, il loro occhio aveva intravveduto cose ignote alla tarda et
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