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Aggiornato: 27 giugno 2025
Messer Dardano era contentissimo di aver fatta quella pace, non tanto per il piacere di averla fatta, quanto per l'utile che doveva, secondo lui, derivarne a Spinello.
Contro tutte le consuetudini, anzi meglio, contro l'indole del suo ingegno, Spinello Spinelli dava allora nel fantastico e nel truce. E si compiaceva, mentre Dardano Acciaiuoli contemplava il dipinto, si compiaceva in quella rovina d'angioli, quasi dovesse riescire il suo capolavoro. Forse egli sentiva dentro di sè che sarebbe stato l'ultimo?
Amico mio, quest'uomo! Amico, sì; replicò messer Dardano. Voi stesso non lo avete richiamato ieri al vostro fianco? Io? Io richiamare quel tristo? Maisì, maestro, e dando a me l'incarico di parlargliene. Egli era così felice di ritornare con voi! Spinello levò la fronte, come in atto d'interrogare la sua memoria; ma essa non gli disse nulla di ciò che l'Acciaiuoli asseriva.
No, no; disse Spinello. Se io volessi pure risolvermi al gran passo, credetelo, io non andrei a cercare la perfezione. Tutt'altro! Mi parrebbe un'offesa alla, memoria di quella poveretta; soggiunse egli rabbrividendo istintivamente. Voi lo avrete saputo da Tuccio, o da altri, messer Dardano mio veneratissimo; Fiordalisa era un miracolo di bellezza. Iddio non ha voluto che tanto splendore privilegiasse la terra, e l'ha ripreso con sè, per ornamento del suo trono. Ma io non ne cercherei altra, che valesse altrettanto, quand'anche sapessi di trovarla al mondo: nè vorrei cercarne una che agli occhi altrui potesse parere scelta da me per le grazie della persona. Su ciò mi troverete saldo, messere; nè essere, nè parere, anco lontanamente, infedele a quell'immagine di celestiale bellezza, che la morte ha potuto rapirmi, ma che non potr
La gioventù e la forza si vedevano solamente in quegli occhi; ma l'una e l'altra parevano fittizie, come se la vita che traspariva da essi non fosse altro che un effetto di ebbrezza momentanea, od anche di pazzia. Ma perchè egli non poteva guardar sempre Spinello, senza aver l'aria di far confronti tra il presente e il passato, messer Dardano si volse intorno a guardare i dipinti.
Messer Dardano Acciaiuoli udì da monna Ghita come Spinello fosse ritornato in patria, grandemente mutato da quello di prima, e come il suo animo, di triste che era, ed inchinevole ad una dolce malinconia, si fosse ottenebrato di schianto.
Inoltre, Tuccio di Credi era l'aiuto di Spinello Spinelli, quando questi dipingeva nella chiesa di San Nicolò, in via della Scala, e messer Dardano non poteva averlo dimenticato così facilmente. Tuccio di Credi! esclamò egli andandogli incontro. Che fortuna d'imbattermi in voi, appena entrato in Arezzo! Tuccio di Credi aveva veduto messer Dardano anche prima che messer Dardano vedesse lui.
Sì, troppo bello; balbettò Tuccio di Credi, facendosi livido dalla paura. Che è? disse allora messer Dardano, a cui non era sfuggito il tremito della voce di Tuccio. Che cosa avete voi? soggiunse tosto, vedendo il suo compagno con la cera stravolta. Io nulla, messere; rispose Tuccio, confuso. Notavo una rassomiglianza.... Non è quello il volto di madonna Fiordalisa?
Secondo la leggenda, Cori fu edificata dal troiano Dardano, figlio di Corito, re d'Italia e d'Elettra, figlia di Atlante, il quale poi fuggì, fratricida, per paura di Siculo e di suo padre, nell'Asia, dove fondò Dardania che solo dal suo nipote Tros fu chiamata Troia.
Messer Dardano sorrise, come sa sorridere un uomo accorto, quando altri s'avvede di qualche sua bella trovata.
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