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Aggiornato: 4 giugno 2025
Via, smettetela! Ecco il signor Direttore! Il suono e la danza cesseranno d'un tratto. Gli Attori si volteranno a guardare verso la sala del teatro, dalla cui porta si vedr
Intanto che le belle e giovani romane stanno ballando e facendo pompa delle loro grazie, andremo in fretta a vedere incendiare la girandola, affinchè tutte le svariate figure che abbiamo visto, e che ebbero principio colla danza dei morti, abbiano termine, come si conviene, con un fuoco d'artificio.
Incominciò la danza della tarantella; la dolce musica napoletana risuonava sotto il bel cielo di opale e di azzurro. Una delle ragazze offrì alla figlia del duca un magnifico mazzo di fiori. Essa rispose con un sorriso, tra sarcastico e altero, senza gentilezza di sorta.
Sui campi di battaglia il suo volto era radiante di gioia; non pareva che fosse in una lotta dove cadevano da ogni parte morti e feriti, ma ad una danza di nozze.
La danza era il passatempo prediletto dei naturali di Haiti. Se a quel tempo fosse stato comune sulla faccia del globo l’uso delle carte da giuoco, sicuramente quei buoni selvaggi avrebbero fatto carte false, pur di ballare dalla mattina alla sera. Damiano, contemplando le loro giravolte e i loro salti, aveva facilmente imparata la coreografla, del resto assai scarsa, dei suoi futuri concittadini. Un ballo, tra gli altri, gli era sembrato molto somigliante al trescone, che si ballava in Europa. Preso da un capriccio subitaneo, chiese ad Abarima se ella avrebbe consentito a ballare con lui. Abarima non aveva detto di no. Animo dunque, e nel mezzo del prato, facendo fermare stupefatti tutti i ballerini della tribù. Damiano provava un gusto matto a ballare con quel fior di selvaggia; ma altrettanto ne provava la graziosa fanciulla a ballare con lui. E non erano meno contenti i naturali di Haiti, vedendo un figlio del cielo che non isdegnava di saltabellare in cadenza con una figlia degli uomini. I tamburi battevano via via più affrettata la misura; e più rapido girava Damiano, più forte stringendo nelle braccia nervose la leggiadra Abarima. Essa era snella, egli robusto; durarono un pezzo alla prova. Ma egli non vedeva gi
Pregate or qui: le amare acque non dan rifugio, non ceri e non altare. Ai naviganti a dio! Voghiam, voghiamo ancora: così vuole il destino. O tace il ribechino? Danziam fino all'aurora. Sospiran le vivuole nella notte serena: Arcadelte rimena la danza sulle ajuole. Arcadelte, non fare: non conosci la gioia: si usan le strofe care pria che la notte muoja.
Si richiusero le palpebre, si ricomposero le labbra, cessò la danza spaventosa del cuore; l'anima grande di Cristoforo Colombo era volata incontro al suo Dio. Un grido straziante ruppe dai petti; labbra avide cercarono la fronte marmorea e le fredde mani dell'estinto: baci si avvicendarono con lagrime su quella povera carne, che aveva cessato di patire.
E nella folta notte dei loro volti, a quando a quando, al ritmo della danza, brilla il gran lampo sbrandellato del loro sorriso di neve scintillante!... Ma gi
Veramente pareva questa una danza leggera e folle su l’orlo di un pericolo vertiginoso; finchè, dopo mille giri, di colpo l’espada si fermò. E senza nemmeno volgere il capo, sollevate ambo le braccia, inquartato il fianco, distaccato il piede, lasciò che le corna formidabili sfiorassero la sua giubba luccicante.
Gli è vero che il signor conte non è ambasciatore di un re, per avere il diritto di essere insolente soggiunse Morella a voce alta. Il signor di Balbek si contorceva e taceva. Morella riprese il braccio del principe di Lavandall, per fare un giro nella sala di danza. Il duca si alzò anch'egli e la seguì lentamente, di lontano.
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