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Aggiornato: 27 giugno 2025


Non auguriamo questa sventura alla fanciulla dei Guerri. A lei, quando meno lo aspettava, il principe del talismano era apparso. Aveva corona di conte, e si chiamava Gino Malatesti. Inoltre, era proscritto, per grande amore della sua terra, l'Italia, per quella Italia che ella aveva imparato ad amare nelle rime di tutti i poeti della patria; così degli antichi, che le avevano lasciati leggere in iscuola (Dante, ad esempio), come dei più recenti, che aveva trovati, gelosamente custoditi, nella piccola libreria di suo padre e di suo fratello Aminta. Proscritto! Quel nome era allora un titolo di nobilt

Gli quali poi che il marchese, uomo assai intendente, ebbe veduti, e molto seco lodatigli, gli mostrò a Dante, domandandolo se esso sapea cui opera stati fossero. Li quali Dante riconosciuti, subito rispose che sua. Allora il pregò il marchese che gli piacesse di non lasciar senza debito fine alto principio.

L'amore infiammò l'anima di Dante, e la presenza e la memoria della sua Beatrice furono gli eccitamenti del suo ingegno. Lo stesso avvenne al Petrarca colla sua Laura. Il Boiardo, il Pulci, l'Ariosto, il Tasso, ecc. ecc., quanto non si compiacquero tutti de' nuovi sentimenti amorosi!

, crediamo noi pure che si possa essere valente poeta anche senza pareggiar Dante; ma crediamo altresí che il De Mena ne rimanesse tanto al di sotto da non meritare nome di scrittore piú che mediocre.

Tali le opinioni di Dante, cui consonavano quelle di Cino; perchè ambedue credevan salute all’Italia la discesa dell’imperatore.

Un verso di Dante, se bene o mal interpretato non importa, diè luogo ai primi comentatori poco discosti dal secol XIII a narrare un aneddoto intorno la morte di Corradino. Nella loro et

Possiamo adunque, riguardando, come di sopra è detto, l'alloro esser de' poeti ornamento, per quello dalla donna veduto intendere la disposizion celeste esser stata atta, nella concezion di Dante, a dover producere un poeta.

Ma quello che rade volte suole negli altri cosí fatti amori intervenire, in questo essendo avvenuto, non è senza dirlo da trapassare. Fu questo amor di Dante onestissimo, qual che delle parti, o forse amendue, fosse di ciò cagione.

La qual cosa creduta spaventò i collegati di Dante, che, ogni altro consiglio abbandonato che di fuggire, non cacciati s'usciron dalla cittá e, con loro insieme, Dante.

Furono, sino ad oggi, raccolte in copia notizie risguardanti i figliuoli di Dante Alighieri, ma non si è ancora appurato, tali notizie essendo sovente incompiute, qual de' figliuoli fosse il primogenito, o Pietro, o Jacopo. Forse, Pietro è da reputarsi il maggiore, poichè, mentre il padre avea preso stabile dimora in Ravenna, egli era gi

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