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Aggiornato: 24 giugno 2025
Massimo Bagliani era di quegli uomini timidi, che nel fitto d'una mischia si fanno avanti per i primi. Ora hai detta una brutta parola, amico mio disse lentamente Ezio, impallidendo un poco. Ebbene la ripeto: la più indegna di te. Sei stato giovine, tu? Io? e il dabben uomo non seppe nascondere un'emozione che gl'imporporò la testa.
Era lui che mandava quel lamento. Sempre così questo povero Monti! Ah! è proprio vero! egli riposa meno ancora di me. Poi il dabben uomo richiuse il finestrino, e passò dall'altra parte del camerone, dove aprì un simile sportello, e guardò dentro a un'altra segreta. Era quella di Curzio. Quest'altro invece se la dorme in pace! pensò Petronio. Beato lui! Se potessi fare lo stesso anch'io!
Il Conte pensò, che il dabben giovane senz'altri conforti si sarebbe rimasto in mezzo alla via; e poi gli venne adesso alla mente cosa, che non aveva avvertito avanti; onde si affrettò di soggiungere: E gli amici che stanno a fare nel mondo? In questo bisogno posso molto bene accomodarvi io. se non m'ingannava la vista.
Un dabben vecchietto, del quale non ci è permesso pubblicare il nome, si reca un giorno dal conte T...., un milionario tenero di cuore e notissimo per le sue largizioni a pro' degli infelici. «Illustre signor Conte, dice il vecchietto colle lacrime agli occhi: com'Ella sa, i giornali hanno aperto una soscrizione in favore di una povera famiglia derelitta.
Il visconte, amantissimo, come sappiamo, delle strane avventure, all'idea di quel nuovo e bizzarro travestimento, provò un sussulto di gioia, e seguendo senz'altro attendere il coadiutore che lo precedeva col lume, salì con esso alle stanze superiori, dove il dabben prete, dopo avergli messo innanzi un copioso assortimento di braghe e di sottane nere, lo lasciò solo.
Povera signora! sospirò il dabben prete, converrebbe che qualcuno provvedesse a far asciugare questi panni prima ch'ella si desti! Questo qualcuno... non potrei esser io?... Detto fatto, don Fulgenzio adunò un bel cumulo di legna sul caminetto, accese un gran fuoco; e schierate a conveniente distanza dalla fiamma una mezza dozzina di seggiole, distese su quelle i drappi umidi e rattrappiti.
Verso quel tempo, eran giunte novelle dall'ultimo confine dell'Ungheria alla nostra famiglia: una lettera sgorbiata di grossi uncini e arpioni, in un linguaggio somigliante più al turchesco e al valacco, che all'italiano, ch'era stata scritta da un dabben sergente transilvano a nome di Rocco; il quale per la prima volta, dopo lungo tempo, faceva saper ch'era vivo a' buoni amici suoi.
Il sagrestano quella notte non s'era coricato. Quel dabben figliuolo voleva esser testimonio della mia partenza, ed augurarmi ancora una volta il buon viaggio. Appena lo vidi appressarsi corsi a lui, e lo abbracciai come un fratello; poi, tratti di tasca due scudi, glieli posi nella mano. Che! diss'egli, quasi indispettito credereste ch'io potessi accettare.....?
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