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Aggiornato: 11 maggio 2025


Era di messer Rosellino Sismondi, buon'anima sua; oggi è di messer Lapo Buontalenti. Non è un casato pistoiese; osservò timidamente Spinello. No, messere; il nuovo padrone del castello è un cittadino d'Arezzo. Dev'essere un ragguardevole uomo; ripigliò Spinello. Questo suo castello ha un aspetto assai nobile, e penso che ci si abbia a stare da principi.

Anch'egli aveva amato Fiordalisa, ma senza speranza, prima che Spinello Spinelli entrasse in bottega di mastro Jacopo e innamorasse la bella figliuola del pittore. Per altro, avrebbe voluto che gliela rubasse un altro; il Buontalenti, per esempio, o il primo venuto tra i cavalieri d'Arezzo. Egli certamente avrebbe odiato il rivale, ma non così fieramente come un compagno d'arte, la cui felicit

Ciò detto, l'autore imprende la rivista dei poeti e de' prosatori italiani, la quale, sbrigandosi di Guido Guinizelli, di Guido Ghislieri, del Fabrizio, ecc. ecc., col solo nominarli, incomincia propriamente da Guittone d'Arezzo e scende giú fin presso al declinare del secolo decimottavo.

Ora, i giovinotti d'Arezzo non s'erano mica indugiati per istrada; avevano scoperto subito la bella fiorentina, l'avevano scovata, levata, come i suoi concittadini avrebbero levato il grillo dal buco, la mattina dell'Ascensione. Fiordalisa non esciva di casa che i di festa, per andare nel Duomo vecchio agli uffizi divini.

Intanto il compagno rispondeva per ambedue alla domanda del gentiluomo. Io mi chiamo Tuccio di Credi: il mio compagno è Spinello Spinelli. Tutt'e due della scuola di mastro Jacopo di Casentino. Ah! disse messer Dardano. Il vostro amico è l'autore d'un San Donato, nel Duomo Vecchio d'Arezzo? A quel ricordo, Spinello Spinelli trasse un profondo sospiro dal profondo del petto.

Due sentimenti diversi lo persuadevano a ciò. Il primo era quello dell'ambizione. Esser maestro ad un discepolo che non aveva punto mestieri di rimproveri e così poco di incitamenti a far meglio, poter raccomandare il suo nome ad un nuovo argomento di gloria, eccovi l'ambizione di mastro Jacopo; ambizione legittima, e, quel che più monta, di effetto sicuro, si sarebbe detto un giorno: Spinello Spinelli, il famoso pittore d'Arezzo, era scolaro di Jacopo da Casentino. Degno del maestro il discepolo! E se pure si fosse dovuto dire: migliore del maestro la gran pezza, sarebbe stato poi un gran male? Avere indovinato un ingegno potente, averlo tratto dall'oscurit

<<Io fui d'Arezzo, e Albero da Siena>>, rispuose l'un, <<mi fe' mettere al foco; ma quel per ch'io mori' qui non mi mena. Vero e` ch'i' dissi lui, parlando a gioco: "I' mi saprei levar per l'aere a volo"; e quei, ch'avea vaghezza e senno poco, volle ch'i' li mostrassi l'arte; e solo perch'io nol feci Dedalo, mi fece ardere a tal che l'avea per figliuolo.

<<Io fui d'Arezzo, e Albero da Siena>>, rispuose l'un, <<mi fe' mettere al foco; ma quel per ch'io mori' qui non mi mena. Vero e` ch'i' dissi lui, parlando a gioco: "I' mi saprei levar per l'aere a volo"; e quei, ch'avea vaghezza e senno poco, volle ch'i' li mostrassi l'arte; e solo perch'io nol feci Dedalo, mi fece ardere a tal che l'avea per figliuolo.

Ad ogni modo, un gran progresso di essa fecesi in Italia, verso il principio del secolo undecimo, per opera di Guido d'Arezzo monaco; il quale inventò, non saprei ben dire, e credo si disputi, se la divisione delle sette note dell'ottava, o la scrittura di esse che serví d'allora in poi, o se solamente i loro nomi.

Al quartier generale saluto affettuosamente il capitano Bacherucci, il cui battaglione della legione Barelli, si è coperto di gloria a Talant, sostenendo sulle prime ore della sera l'urto formidabile degli irrompenti battaglioni Prussiani e scaricando fino all'ultimo colpo: fa parte di quel battaglione anche il capitano Romanelli d'Arezzo, giovine veterano della guerra dell'Indipendenza, e patriotta di tempra Spartana; è l'uomo più piccolo dell'armata dei Vosgi, ma forse dei più grandi per coraggio: mi dicono che in faccia al fuoco ha voltato il cappotto dalla parte della fodera rossa ed in tal modo ha sostenuto per più di mezz'ora l'ostinato fuoco di fila delle compagnie nemiche.

Parola Del Giorno

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