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Aggiornato: 17 giugno 2025


Andavo spesso dalla cugina, come tutti la chiamavamo in famiglia, perchè ella mostrava una grande predilezione per me. Ero il vivente ritratto del nonno, secondo lei; e infatti ella mi aveva imposto il soprannome di Nonnino.

Abbiamo appunto bisogno di voi. Il prelato sedè vicino alla signora. Marini andò per baciargli la mano; egli fece un gesto di rifiuto. Avete bisogno di me! esclamò monsignor Pagni. Me fortunato! È una buona sorte trovarmi nel caso di poter servire in qualche cosa la mia amabile cugina. Ed io ve la chiedo per lui. Una grazia, voi dite: chiamatelo piuttosto un comando.

«Come si chiama mia cugina? Maria, mi mi pare; ma non ne sono sicuro, e non mi starebbe bene domandarlo; altrimenti si vedrebbe subito che io dei parenti cari mi sono infischiato magnificamente fino al momento di averne bisogno. È fresca come una rosa appena sbocciata; beato chi la potr

Fiat voluntas tua! rispose Roberto, a cui in quell'ora la posizione orizzontale era dolce come a Magnasco il pensiero di sposar sua cugina, o, per dir meglio, le sue cinquecento mila lire. Alle quali cose pensando, e al soccorso che gli avrebbe prestato Fenoglio contro la ostinata resistenza della cuginesca cittadella, Magnasco se ne andò col cuore contento e il piè leggiero.

Vedendo lei da vicino, discorrendo con lei, Maurizio non potè trattenersi dal pensare a sua cugina e al dolorino acuto che gli aveva lasciato nell'anima quella splendidissima e formosissima bionda.

Un telegramma da Londra al Journal de Genève precisò, il giorno seguente, che la malattia datava da un mese; che l'insulto apoplettico, secondo la dichiarazione della cugina di suor Anna, sola parente di lei, si era prodotto alla lettura di una notizia funesta.

Quando spirò, gli chiuse gli occhi con una pezzuola ripiegata, e raccolse fra le braccia la cugina svenuta. La portarono nella sua camera, ma quando ricuperò i sensi era tanto sfinita che dovette mettersi a letto. La sua assenza di poche ore fu segnalata a tutti da qualche privazione. Il fuoco della cucina rimase spento fino a tarda notte.

Il conte era lieto nel vedere che nulla di quanto aveva sospettato si realizzava, e che Gabriella e Federico si amavano. Epperò si persuase sempre più che quella giovane donna era di testa un po' debole. Le si avvicinò appena Federico l'ebbe abbracciata, la guardò con dolcezza e le baciò la mano dicendole: Vedete, signora, che non vi esortai invano a sperare.... Siete mia cugina.

È vero! Le scene terribili di questi giorni, o piuttosto i pericoli che io corsi lo impressionarono vivamente. Egli è cangiato, il ripeto! Pensò egli stesso ai figli della sua sventurata cugina, ciò che in passato non avrebbe fatto certamente. Ed il vedere che egli stesso vi esortò a venire da me mi è prova che di me più non diffida.

I colpevoli sono forse delle vittime. Calma, dunque. Lascia che io mi trovi in mezzo a questo garbuglio di dubbi. Lasciami scandagliare questo abisso, ove non vedo chiaro, per il momento, che una sola naufraga: voi, duchessa; te, Vitaliana. Adriano provò di pigliar la mano di sua cugina. Ella la ritirò vivamente e si alzò. Allora diss'ella che pensate voi? Che occorre fare?

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