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Aggiornato: 8 giugno 2025
PANDOLFO. Tu sai che ci convenemmo insieme con Guglielmo, io dargli Sulpizia mia figliuola per moglie, ed egli a me Artemisia sua figliuola, chiedendomi due mesi a fare le nozze, finché andasse e tornasse di Barberia.... CRICCA. Ed in un'ora non poteva andare e ritornare dalla barberia? PANDOLFO. Come in una ora si va nell'Africa? CRICCA. Io pensava dalla barberia a farsi radere la barba.
CRICCA. Il nome solo bastarebbe a farlo essere appicato senza processo! PANDOLFO. ... Come è solo nella scienza, è cosí solo nel nome. Prima, mi vo' far indovinar se Guglielmo sia morto o vivo. Se è morto, che lo faccia risuscitare per un giorno, finché conchiuda il mio matrimonio, e poi farlo tornare a morire;... CRICCA. E voi credete a queste bugie? PANDOLFO. Le credo, arcicredo, stracredo.
CRICCA. E se mi avete in tale stima, non vi fidate donque di me, ché io non posso esser altro di quello che io sono. PANDOLFO. Potresti volendo, sta in tuo poter l'essere; e però ti ho detto: Se sarai cosí prudente e savio come sei manigoldo, e farai per me quello che cerchi fare per mio figliuolo, avrai altra ricompensa da me ora, che non speri col tempo da mio figliuolo.
CRICCA. Non sapete che la negromanzia è refrigerio di quelli miseri che si trovano in qualche strabocchevole desiderio? PANDOLFO. Overo che trasformasse qualche persona in Guglielmo.... CRICCA. Che non trasformi voi in una bestia! PANDOLFO. ... e che quel facesse le mie nozze.
ARPIONE. Sarò io cosí assassinato da voi? CRICCA. Ah, di grazia, signor Albumazzaro! ALBUMAZAR. Non te lo dissi io? RONCA. Non ti lasciarò mai se non ti farò passare il cuor di mille punture. ARPIONE. In mezzo la strada, di giorno, assassinio sí grande! RONCA. Tu non scapperai vivo dalle mie mani. ARPIONE. A me questa, eh? CRICCA. Misericordia misericordia!
CRICCA. Dell'astrologo che ci rubbò li argenti. PANDOLFO. Io stavo col pensiero ad Artemisia e pensava che ragionasse di lei! Che cosa mi volevano restituire? CRICCA. L'argentaria. PANDOLFO. Cancaro mangia te e l'argentaria! CRICCA. Non vi basta l'aver perdute tante robbe; ed è il peggio, della burla che vi è stata fatta: e pur col pensiero ad Artemisia?
EUGENIO. Eccoli; e date a me i vostri in ricompensa, acciò io senta quella medesima dolcezza de' vostri, che voi dite sentir de' miei. ARTEMISIA. Eccoli: e piaccia a' cieli che come abbiamo scambiati i guanti, cosí abbiamo scambiati i cuori, che come il mio è fatto suo, cosí il suo sia fatto mio. CRICCA. Finiamola, signor Eugenio, andiamo via. EUGENIO. Ahi, che dura dipartita!
CRICCA. Le lego io una fune al collo e le strascino. GRAMIGNA. ... dico con due parole che li dice dentro l'orecchie. CRICCA. Io so certe parole, l'una piú potente dell'altra, che se non fanno effetto alla prima, lo fanno alla seconda, e se no, alla terza; che è potentissimo.
CRICCA. Non sei tu dunque il vignarolo? GUGLIELMO. Non sono né ci fui mai. CRICCA. Questo nieghi? GUGLIELMO. Lo niego, perché è il falso. CRICCA. E pur lo nieghi? GUGLIELMO. E pur lo niego e straniego. CRICCA. Non sei il vignarolo, col nome del diavolo? GUGLIELMO. Son Guglielmo, col nome di cento diavoli! CRICCA. Vo' chiamar il padrone, ché venga ancor egli a ridere un poco meco e maravigliarsi.
CRICCA. Né numero aureo né argenteo lo posso mai trovare nella mia borsa. PANDOLFO. Giovane, se la mia non è scortisia di dimandare, narratemi alcuno de' suoi miracoli. GRAMIGNA. Dirò cose mirabili di stupore. CRICCA. Purché le vediamo. GRAMIGNA. Lega le donne con uno incanto... CRICCA. Ed io le so legare con un suono senza canto. GRAMIGNA. ... che vi seguono dove volete:...
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