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Aggiornato: 3 giugno 2025


CRISAULO. Tu nol credi, eh, Pilastrino? Gli è pur troppo vero. Credilo a me, che sono stato il mezzo. Calonide è la sposa; e sallo Iddio, s'io ci ho durato punto di fatica! Pur si contenta; e ne vedrai gli effetti, come siam giunti. E ben ci fia che ridere: che parrá certo, appresso a lui, la sposa piú che donzella. PILASTRINO. Io vado a sotterarmi per disperato sotto a la mia botte.

E credilo, gli occhi suoi si inumidiranno di tenerezza, quando egli aggiunger

NEPITA. Ma, per parlarti alla libera, non posso credere che tu sia maschio. ESSANDRO. Credilo, che è cosí. NEPITA. Giamai credei a parole. ESSANDRO. Dunque, nol credi? NEPITA. No, che voi giovani vi dilettate di dar la baia: però bisogna prima chiarirsene e poi credere. ESSANDRO. Farò che lo vedrai. NEPITA. E questi che fan le bagattelle, pur fan veder molte cose che non sono.

Anche io ho un cuore e una mente ella mormorò, mortificata di essere sempre respinta nelle sue umili e taciturne funzioni di donna innamorata. Credilo, il cuore ti è sufficiente egli concluse, un po' sul serio, un po' ironicamente.

«Credilo, pap

No, cara. Credilo, è così. Da che te ne accorgi? Saresti diventata furba, per caso? Non lo so: ma per loro, sono un'oca. Per loro, come per me, sei una bella, buona, cara donnina, ecco tutto. Vuoi dei complimenti, a quanto pare. Se sono un'oca per te, non voglio essere un'oca per gli altri ella soggiungeva, assai più triste, convinta che Paolo Spada si vantasse della sua ocaggine.

Sono vecchio, sono stanco, sono seccato di questa vita, di queste lotte quotidiane. Credilo, caro Frascolini, a lavare la testa all'asino ci si rimette il ranno ed il sapone e poi si corre anche il rischio di buscarsi dei calci per soprammercato.

«Se al consiglio de' Dieci potesse mai trapelare ciò che è passato nel tuo cuore e nel cuore di quella povera sventurata, credilo a me che c'è da inorridire pensando a quel che avverrebbe di noi tutti. Io non ho con te rancore di sorta però... tu non ci hai colpa. Ma vattene con Dio; e non mettere mai più il piede in questa mia casa. A quella povera fanciulla intanto provveder

CORONA. Potrebbe forse pentirsene, credilo a me. PAOLA. Di che? CORONA. Dir tanto male. PAOLA. Anzi solamente si dole che non pur Merlino, ma Limerno compose cosí precipitosamente che li stampatori non poteano supplire a l'abbondanzia e copia de' suoi versi; laonde pargli un errore grandissimo non aver servato lo precetto oraziano.

Dei cattivi ce n'è di molti, credilo a me che so del mondo; ed essi conoscono bene che il morire è poco: ma il bevere la morte a sorsi a sorsi, come ha fatto questa creatura... Oh, babbo mio, chi gli fosse bastato il cuore di far ciò, aveva ad essere non un uomo, ma un demonio in carne e ossa». Quali dovessero sonare a Ramengo tali discorsi, lo immagini il lettore.

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