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Aggiornato: 7 luglio 2025
A Nennele. Credi a me. Tornaci. TOMMY con violenza. Non voglio. Tommy! TOMMY a Massimo. È ora di finirla con l'Arcadia edificante che hai cercato di introdurre in casa nostra. Che mia sorella lavori, se trova, nulla di meglio. Io pure cerco di lavorare. Non sorridere perchè me ne sono venuto via dalle tue imprese. Un famoso impiego mi avevi dato.
Sì, troppo bello; balbettò Tuccio di Credi, facendosi livido dalla paura. Che è? disse allora messer Dardano, a cui non era sfuggito il tremito della voce di Tuccio. Che cosa avete voi? soggiunse tosto, vedendo il suo compagno con la cera stravolta. Io nulla, messere; rispose Tuccio, confuso. Notavo una rassomiglianza.... Non è quello il volto di madonna Fiordalisa?
Perchè mi fai sentire nel cuore, nel sangue, ciò che non provo affatto vicino ad una donna bellissima, anche più bella di te. Che cosa ti faccio, sentire, Nino? Sei terribile!... non credi, Lalla? Cattivo!... E la Giulia, dunque, anche qui come a Roma? Sempre fra i piedi. Sempre. Quando è arrivata? L'altro giorno. Che seccatura! Ci fosse almeno un cane che la sposasse!
Mastro Jacopo, una volta aveva detto di lui: Tuccio di Credi non sar
Adagio, Cristofano; io non ho detto nulla, si affrettò a rispondere Tuccio di Credi. Almeno non ho fatto che accennare un sospetto; anzi, la possibilit
Questi, l'orme di cui pestar mi vedi, tutto che nudo e dipelato vada, fu di grado maggior che tu non credi: nepote fu de la buona Gualdrada; Guido Guerra ebbe nome, e in sua vita fece col senno assai e con la spada. L'altro, ch'appresso me la rena trita, e` Tegghiaio Aldobrandi, la cui voce nel mondo su` dovria esser gradita.
Da qualche tempo il nostro pittore aveva cambiato d'alloggio, o, per dire più esattamente, aveva cambiato Tuccio di Credi, quello tra i due che pensava alle cose materiali della vita, e che aveva riconosciuta la necessit
Io mi volsi dallato con paura d'essere abbandonato, quand'io vidi solo dinanzi a me la terra oscura; e 'l mio conforto: <<Perche' pur diffidi?>>, a dir mi comincio` tutto rivolto; <<non credi tu me teco e ch'io ti guidi? Vespero e` gia` cola` dov'e` sepolto lo corpo dentro al quale io facea ombra: Napoli l'ha, e da Brandizio e` tolto.
Egli, il sor Paolino, andava costruendo colle molle una catasta di fuscellini, intorno a un ceppo, che bruciava vivo vivo, ed essa, la sora Brigida, in una cuffia di traliccio, colle mani sotto il grembiule, piangeva in silenzio nell'ombra. Credi tu, amor mio, cominciò il sor Paolino, che fosse veramente una tinca che abbiamo mangiato? Credo di no, ella rispose stentatamente.
Lo savio mio inver’ lui gridò: «Forse tu credi che qui sia ’l duca d’Atene, che sù nel mondo la morte ti porse? P
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