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FILIGENIO. Evi alcuna altra terza di cambio di farmi pagare? DOTTORE. Ritenetevi ne' termini della prudenza e della creanza, e ascoltate prima, ché non sapendo che abbiamo a narrare, potreste prender error per parlar troppo. FILIGENIO. Evi alcuna altra cosa scoverta di mio figlio? DOTTORE. Io vengo or per coprir gli errori di vostro figlio e non scoprirgli al mondo piú che sono.

Terminato il dire, l'ospite pigliò licenza. Il povero curato lo accompagnò fino all'uscio; e lasciata scappare una lagrima, gli strinse la mano e gli disse: Domando mille scuse; ho gridato fuori d'ogni creanza: ma sappia Vossignoria ch'io non l'aveva con lei. A lei io ho data la mia stima. Capperi! Da bravo!

L'ultima volta m'hanno mandata a casa la figlia tutta piangente. Era uscita dalla coda per isbaglio. Si sa, una povera tosa non può sapere i regolamenti. L'hanno mandata in fila con un codazzo di rimproveri come se fosse stata la loro figliuola! Porconi! Non hanno creanza, non hanno. Ci vorrebbe.... Lo so ben io cosa ci vorrebbe. Acqua in bocca, che i tempi sono tristi.

Me l'hanno insegnato benissimo... come mi hanno anche insegnato che non è creanza non rispondere al saluto di chi si conosce. Ed io che conosco il conte Saverio.... Come?... tu conosci il conte Saverio? Eh eh!... lo conosco, non solo, ma siamo vecchi amici! Amici da quanto tempo? Da sei anni; cioè dall'epoca che siamo venuti a Milano, quando mi hai condotto in collegio.

D’altra condotta e foggia i portantini padronali. Come parte del servitorame d’una nobile casa vegetavano nelle anticamere, e conoscevano a menadito tutte le forme della buona creanza e del bon ton.

Marfisa era filosofa a bastanza perché quel titol non le desse pena, ma il parlar del pagan senza creanza di pregiudizio alquanto l'avvelena; e disse: Non è molto bella usanza in faccia ad un francese giunto appena il dir ch'è una bagascia a dirittura una sua dama, e sol per congettura.

SANTINA. Vo' che tu facci esperienza con questa tua ricetta: arai meglio creanza. SPEZIALE. Ritorni di nuovo? che hai meco, ti dico? non accostarti, vecchia indiavolata! SANTINA. Perché non fece effetto la prima volta, la vo' continuare finché guarisci, ché abbi meglio creanza: non vo' che dii questi consigli contro me.

La natura non serbe a voi grazie e splendori? Non calpestate i fiori, o contessa gentile. Scuoti i sonagli e ridi: tu sei pazzo e buffone. Ecco il saggio Barone. Vogliam che il pazzo guidi l'antistrofe e i cori. Ben la so, la romanza di pulita creanza che ci diletti e incuori.

Tant'è, ciò che in Francia sarebbe uno sgarbo villano, qui forse è cortesia fiorita. Ecco come la buona creanza, cambiando clima, cambia i suoi riti esteriori. Ma, a dir vero, mi restano alcuni dubbi ancora sulla spiegazione di questo fenomeno morale. Ve ne sarò gratissimo. Milano, il 16 settembre 1818. Vostro umilissimo servitore I. |D'Andely|.