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Aggiornato: 24 maggio 2025
O duro amante! Dal tuo fero labbro Un ben mio! non s'ascolta. Oh quanto meglio Megacle ad Aristea, Giulia ad Orazio!" Che ti val l'alto ingegno e l'aspra lima, Primo signor dell'italo coturno? Te ad imparar come si faccia il verso, Degli itali aristarchi il popol manda. Mirabil mostro in su le ausonie scene Or giganteggia.
Però, sempre, avea quella vaghezza di mostrare in pubblico ora il suo seno, ora le sue spalle, ora le sue braccia, ora perfino, con studiato pretesto, una parte della sua gamba. Una sera, per recarsi col principe ad un ballo, dato in Napoli dall'ambasciatore inglese, ella si era acconciata da Ninfa. Molti fiori su la testa: una ghirlanda di fiori, a tracolla, che le ricingeva per sghimbescio tutto il suo bel corpo: alcuni tralci di edera soltanto le coprivano il seno, la cui robusta bellezza attirava ogni sguardo: e quel seno procace, palpitante, era toccato da una morbidissima pelle di tigre, che parea carezzarlo e ne facea risaltare la bianchezza. Questa pelle di tigre era cinta alla vita: e su la spalla destra era fermata da tralci di bellissime rose artificiali. La pelle della tigre scendeva poi sin oltre il ginocchio e copriva la gamba destra fin quasi al coturno che essa calzava; la gamba sinistra rimaneva quasi scoperta e si vedea la maglia, che ne disegnava le linee schiette e vigorose. Il principe, quando la vide in tale acconciatura, rimase estatico: essa era una stupenda baccante: poi si dette a gridare ch'egli non l'avrebbe accompagnata alla festa, in tal modo. Il dissidio domestico durò circa un'ora: la principessa usò di tutte le arti, di tutte le sue blandizie: il principe ora le facea una carezza, la baciava, ora la rimproverava: un istante si gettava a' suoi piedi, poi subito tornava di malumore: ci fu un punto in cui la principessa gli mormorò una parola: lo trasse a sè: e parve che egli, ad una condizione, le promettesse sottoporsi alla sua volont
Tra voi e gli assassini della Carcano di via Torino non può essere che questa differenza: che se non siete sanguinarii come lo Zanzottera e il Coturno, non dominate la camerata e non suscitate l'ammirazione dei vostri colleghi di catena che idolatrano il coraggio infuturato nelle pagine dei delitti celebri.
Nomine sub ficto «triperuni» cogimur idem: infans et iuvenis virque, sed unus inest. Giove, Nettuno, Pluto d'un Saturno ebber a sorte il ciel, il mar, l'inferno; fulmini, denti, teste in lor governo: tre trine insegne per tre cause fûrno. Tre fonti, oltra le tre del mio Liburno, nacquer d'un capo santo al sbalzo terno: cosí Merlino, Fúlica, Limerno si calcian d'un Teofil il coturno.
A ogni vento a ogni pioggia a ogni raggio di sole, tutto era cancellato; il sandalo si sovrapponeva al coturno, i piedi scalzi più larghi e più numerosi appianavano ogni rilievo pestando colla stessa indifferenza la traccia lasciata nella polvere dal manto del trionfatore o dal fieno spiovente sui carri, da una zampa di elefante o da una coda di lucertola.
Oltre a che io fui sempre di un naturale piú inclinato al socco che al coturno, e sempre risibile sugli oggetti che presenta al mio sguardo questo basso mondo, per la opinion mia, cotesti giudici condannavano la mia composizione ad avere pochi lettori, siccome avviene oggidí per lo piú alle opere di morale scritte con sublimitá e catedraticamente per combattere i costumi corrotti.
Al destro piè si calza l'alto coturno e l'umil socco al manco; Quindi va zoppicando. Informe al volto Maschera mal s'adatta, ove sul ghigno Grondan lagrime e sangue. Allor che al denso Spettatore ei si mostra, alzarsi ascolti Di voci e palme un suon, che per le cave Vôlte rumoreggiando, i lati fianchi Scote al teatro e fa sostar per via Maravigliato il passeggier notturno.
Parola Del Giorno
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