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Aggiornato: 5 giugno 2025


Voi ne avete l'essempio in questa comedia. Una fantesca gelosa di un'altra fantesca, perché l'ha tolto il padrone ch'era suo innamorato, divien piú ardente al servire. La moglie è gelosa del marito per questa fantesca, onde piú l'ama e lo guarda. Questa fantesca che gelosia a tanti, è avelenata da gelosia di un forastiero romano, e per me divien piú sollecita a procurar le sue nozze.

Per questo ho io campato tante fortune? per veder la mia robba senza erede? per veder la mia casa disfatta, la mia figliuola una puttana? per diventare una fabula del vulgo? per non piú potere alzar la fronte fra gli uomini? per esser mostrato a dito da' fanciulli, deleggiato dai vecchi, messo in comedia dagli Intronati, posto per essempio nelle novelle e portato per bocca dalle donne di questa terra?

Ma, trovato certi ch'ora qui voglion recitare una comedia per vostro diporto, per non mescolar cose altro che allegre, lascerò questo ufficio. E perché un certo parasito, ch'avea da parlar prima, sorbito ha Bacco in modo che sta in dubbio s'egli è nel nostro mondo o in quel d'altrui, hanno voluto che da parte loro io venga a dirvi quel che intenderete, se m'ascoltate alquanto.

E se la vita è una comedia, perchè non a tutti gli attori fu data la maschera? E se la vita è un pellegrinaggio di fratelli, perchè la meta a tutti non è mostrata collo stesso raggio d'intelligenza?

La comedia è nova... Ecco ch'io sento giá sollevati i murmuratori che non possono star piú cheti. Diavolo, crepagli! Che avete? che vi manca? di che borbottate? Perché ho detto «nova», eh? Che volévivo forsi ch'io vi dicessi «vecchia»? Dio me nne guardi ch'io presenti alle Signorie Vostre cose che vi facessino stomacare! O non sapete voi che le cose vecchie vengono in fastidio e sanno di vieto?

Vien qua, dottor della necessitá, che con sei tratti di corda non confessaresti una legge, che non sapendo della tua prosumi saper tutte le scienze: certo che se sapessi che cosa è comedia, ti porresti sotterra per non parlarne giamai.

e gia` iernotte fu la luna tonda: ben ten de' ricordar, che' non ti nocque alcuna volta per la selva fonda>>. Si` mi parlava, e andavamo introcque. Inferno: Canto XXI Cosi` di ponte in ponte, altro parlando che la mia comedia cantar non cura, venimmo; e tenavamo il colmo, quando restammo per veder l'altra fessura di Malebolge e li altri pianti vani; e vidila mirabilmente oscura.

AMASIO. Se volete questa será al vostro comando, bisogna me ne abbiate obligo alcuno, ché ho piú a caro servirlo che voi, o esser servito; del venir a veder recitar la comedia non posso prometterlo, ché tra noi donne vogliam far maschere questa sera. CINTIA. Ma quando io vi reservirò tanta grazia? AMASIO. Farei altra cosa per amor vostro. CINTIA. Vorrei un'altra grazia da Vostra Signoria:...

Eccellentissimo principe, onoratissime gentildonne e voi generosissimi spettatori che tratti dalla fama della bellezza d'Olimpia che cosí ha nome questa comedia con degno apparato, con grato silenzio e con benigna udienza state attendendo questa sua venuta, eccola che mi siegue: non mai verrebbe fuora s'io prima di lei non uscissi.

Questo libro della Comedia, secondo che ragionano alcuni, intitolò egli a tre solennissimi italiani: la prima parte di quello, cioè lo 'Nferno, ad Uguiccion della Faggiuola, il quale allora in Toscana era signor di Pisa; la seconda, cioè il Purgatorio, al marchese Moruello Malespina; la terza, cioè il Paradiso, a Federico terzo, re di Cicilia.

Parola Del Giorno

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