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Aggiornato: 23 giugno 2025


Don Diego restò come fulminato per alcuni minuti. Il viso di monsignor Laudisio, pallido di collera, esprimeva una determinazione irremovibile, i suoi occhi fiammeggiavano. Don Diego disfece allora lentamente il suo collare di prete, lo gettò a terra, vi pose su il piede e gridò: Voi lo volete, monsignore? ebbene sia pur così. Io era stato buono, puro, onesto. Io aveva sofferto la miseria con rassegnazione, vagheggiando il meglio, ma non mi movendo per realizzarlo, rispettando ciò che non credevo, subendo tutti i pregiudizi della societ

Di sotto il cappellaccio bigio, povero di falde e ricco di nastri e fiocchi a vari colori, l’onda dei capelli, naturali o finti, diffusa su ’l largo collare; diffusa su lo stomaco e sfuggente dall’apertura del farsetto di

Colla faccia patita e quasi cerea, rigido e stecchito nel collare alto che gl'incastrava il mento tra due trincetti di moda, strinse la mano di donna Vincenzina tra le sue, tutte ossa e nervi, con due forti scosse, una di compatimento, l'altra d'incoraggiamento.

Ravvolto in una zimarra imbottita, dal collare foderato di pelle di gatto bigio, il signor Omobono si raccostò, strisciando le emerite pianelle, al camminetto dove, non si può dir bruciavano, ma andavano scoppiettando, due tizzoni umidicci e riarsi, posti in croce sopra un monticello di cenere; acconciatosi a sedere a cavalcione del fuoco, stese le calcagna su due mattoni messi l

Imilda dall'orticello tornava colla capretta. Quali erano i suoi pensieri? La capretta le era dinnanzi irrequieta di contentezza: lei dietro tenendole fanciullescamente una funicella al collare e canterellando, quasi per dire al suo Ugo: Ho veduto quelle pareti: senti, ma non soffro! Sii contento, Mio Ugo, ti voglio tanto bene! e quasi ancora per dire alla bimba: Odi la mia canzone?

Cardello esitava. Quel vecchietto col collare e la papalina non voleva farsi beffa di lui? Sono il sagrestano, soggiunse colui, vedendosi guardato con tanto d'occhi. Spicciati, vieni. Il Decano era seduto su un seggiolone con piano e spalliera di cuoio, vicino alla grata che aveva una piccola ruota in un angolo.

Un'altra morsa gli afferrò il polso, e gli fe' dare un grido di dolore, mentre le dita prosciolte lasciavano andar la pistola, che il Giuliani con bel garbo gli tolse, innanzi che cadesse sul pavimento. Lascialo andare, Marcello; disse il giornalista. Non vedi? gli è pavonazzo come il collare d'un canonico, o come la faccia d'un impiccato. Come ho da vederlo, se son dietro? Ma aspetta un poco!

Si assise nel suo posto prediletto; come Don Abbondio si messe le dita nel collare per poter dare una guardata a destra e a manca; ma non ebbe da compiere quella doppia voltata di testa, e rimase fermo a destra. Domineddio aveva fatto un miracolo per lui; la signora stava in giardino.

Narciso Rossi era spacciato. Non gli rimaneva che il suicidio. Sogghignò a questo pensiero. Consultò l'orologio. Erano le nove e mezzo. Doveva spicciarsi se voleva arrivare nella cattedrale a tempo. Aprì l'armadio, levò la bomba sua, l'accarezzò, la baciò e la celò sul petto, sopra il cuore. Indossò il mantello di uscita, tirò alto il collare, cacciò la beretta fin sugli occhi e uscì di stanza.

In ventiquattr'ore, grazie alle diramazioni della farmacia, superiori al telefono, tutta Grotticella fu debitamente informata che la bella Cecilia, la figlia del collare della Nunziata, aveva bisogno urgente di marito e per poco il sindaco non mandò al Calopinace un dispaccio di quindici parole.

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