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E perche' tu non creda ch'io t'inganni, odi s'i' fui, com'io ti dico, folle, gia` discendendo l'arco d'i miei anni. Eran li cittadin miei presso a Colle in campo giunti co' loro avversari, e io pregava Iddio di quel ch'e' volle. Rotti fuor quivi e volti ne li amari passi di fuga; e veggendo la caccia, letizia presi a tutte altre dispari,

li cittadin de la citt

Et per tuo avixo nui havemo mandato per quella propria via el prudente cittadin nostro Polo Ognibene, et havemo indrizzato a la prefata maest

li cittadin de la citt

Siam noi che pensano nell'imo cor Di ridurre all'antica catena? All'armi, cittadin! Stretti a drappel moviam! Corriam, d'un sangue vil Que' solchi abbeveriam! Lascio stare le altre, soggiunse l'adolescente, com'ebbe finito il ritornello, e vengo subito all'ultima, a quella che ogni buon repubblicano usa cantare in ginocchio.

Quivi il lasciammo, che piu` non ne narro; ma ne l'orecchie mi percosse un duolo, per ch'io avante l'occhio intento sbarro. Lo buon maestro disse: <<Omai, figliuolo, s'appressa la citta` c'ha nome Dite, coi gravi cittadin, col grande stuolo>>. E io: <<Maestro, gia` le sue meschite la` entro certe ne la valle cerno, vermiglie come se di foco uscite

Per l'immensa parete, onde si gira Il gran Ciel de la macchina superba, Del Precursor santissimo si mira La dura vita e la ria morte acerba; Evvi, che da le turbe il piè ritira Vago di bere il fiume e pascer l'erba, Sol di ruvido pel tutto coperto, Solingo cittadin d'aspro deserto.

Da questa per avventura ne gli nacque una maggiore; percioché l'altiero animo avendo le minor cose in fastidio, e per le maggiori estimando quelle potersi cessare, dalla familiar cura transvolò alla publica: nella qual tanto e subitamente l'avvilupparono i vani onori, che, senza guardare donde s'era partito e dove andava con abbandonate redine, messa la filosofia in oblio, quasi tutto della republica con gli altri cittadin piú solenni al governo si diede.

li cittadin de la citta` partita; s'alcun v'e` giusto; e dimmi la cagione per che l'ha tanta discordia assalita>>. E quelli a me: <<Dopo lunga tencione verranno al sangue, e la parte selvaggia caccera` l'altra con molta offensione. Poi appresso convien che questa caggia infra tre soli, e che l'altra sormonti con la forza di tal che teste' piaggia.

Quell'anima gentil fu cosi` presta, sol per lo dolce suon de la sua terra, di fare al cittadin suo quivi festa; e ora in te non stanno sanza guerra li vivi tuoi, e l'un l'altro si rode di quei ch'un muro e una fossa serra. Cerca, misera, intorno da le prode le tue marine, e poi ti guarda in seno, s'alcuna parte in te di pace gode.