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Sfido io; senza zucchero! Fu quello, dopo tutto, un senso fugace del suo palato. Un gran mutamento si operava frattanto in tutto il suo essere. Il sangue scorreva gagliardo nelle arterie; la persona si ergeva snella sul fianco; il viso era fresco e lucente; gli occhi scintillavano; i muscoli tutti brillavano, come fossero molle di acciaio. Intanto, l'ospite suo, la camera, tutti i muti testimoni della sua triste vecchiaia, erano scomparsi. Aveva diciott'anni più meno. E, scambio della chicchera (dov'era andata la chicchera?), il signor Commendatore si trovò fra le mani un pezzo di carta, coi fregi sui margini e un bollo largo tanto, in cui si diceva che il signor Niccolò Ariberti aveva superato il giorno addietro con lode la prova d'ammissione agli studi legali nella universit

A un fischio di locomotiva, breve, acuto, lontano, egli si riscosse, si guardò intorno. La stazione era ancora deserta; il padrone del Caffè sonnecchiava dentro un bussolotto illuminato dalla fiamma gialla d'una lampada a gas; il cameriere, dinanzi al banco delle vivande, parlottava con un manovratore. Egli ripiegò la lettera e la richiuse nel portafogli. Si versò un poco di latte e di , ne assaggiò un sorso, e ripose la chicchera. L'orologio, sul quadro dell'orario, segnava le otto e un quarto. A quell'ora ella doveva essere gi

I carabinieri ci stavano ai panni e ci incalzavano con degli avanti! È per loro il momento più trepido. Anche legati come cani, potrebbe saltare in testa a qualcuno di darsi alla fuga. Sprofondavamo i piedi nella polvere alta, sollevando un pulviscolo che ci imbiancava e ci andava per la gola e per le nari come un prurito che ci raddoppiava il malessere. Rasentavamo Capra Zoppa perseguitati da un'arsura indicibile. Ciascuno di noi sognava una sorsata di latte o un'altra chicchera di caffè per snebbiarci il cervello. A met

Nel caffè c'era una piccola orchestra che di colpo si mise a sonare un walzer fritto e rifritto, un'antipatia di musica frettolosa e saltellante, che mise una gaiezza stupida fra i consumatori. Lui, di faccia a un borghese, che batteva il tempo col cucchiaino nel vassoietto, si sentiva un formicolio nelle mani; gli avrebbe voluto buttar la chicchera in faccia.

Il nostro gentiluomo prese la chicchera dalle mani dell'ospite e la guardò, rimanendo un poco perplesso. Ed egli non aveva po' poi tutti i torti; che simili casi non occorrono due volte nella vita d'un uomo. Volse quindi un'occhiata in giro; vide l

In quel mezzo gli venne veduta la chicchera del , col liquido nereggiante per entro. Ecco il nappo della vita! diss'egli. E ricordando il sapore che vi aveva sentito la sera addietro, volle assaggiare il suo . Diamine! È amaro sempre. Ci ha messo lo zucchero? entrò a domandare monna Zita, che non capiva una maledetta di quegli esperimenti. E chi ne sa niente?

Mentre col cucchiaino andava rimestando nella chicchera un caffè mezzo freddo, che non aveva voglia di farsi bere, correva di pensiero in pensiero, di ipotesi in ipotesi fino ad immaginare che cosa avrebbe dovuto fare nel caso che Ersilia avesse mancato indegnamente al suo contratto.

Ecco balbettò Bardelli posando sulla tavola la chicchera offertagli dalla padrona di casa ecco.... se mi permettesse.... Che cosa? Dovendo finire quella traduzione... Ah, quella del libro tedesco?... Ci tiene proprio a finirla lei? , professore, le confesso che sarebbe per me un gran dispiacere che altri vi mettesse le mani.... Se le sta a cuore davvero, faccia come crede...

Basta; o non era affar suo? e non doveva pensarci lui? Così il buon Commendatore mise l'animo in pace, e alzata la chicchera, accostò l'orlo alle labbra, e bevve timidamente il primo sorso. Egli temeva diffatti che la bevanda dovesse scottare. Ma appena era tiepida; di guisa che egli in una seconda sorsata mandò giù il rimanente. Per altro, quella volta il suo gli seppe d'amaro.

Donna Placidia ascoltando anch'essa quei racconti, se ne stava colle mani appaiate fra le ginocchia, cogli occhi nel fratello tra pietosa e annoiata: e pensando che i Francesi potevano capitare dall'oggi al domani; lasciava sul tavolino la chicchera, il bricco, tutte le cose di cui il pievano s'era servito; perchè le pareva tempo perduto rigovernarle, avendo forse ad essere uccisa fra un par di giorni, e sentendosi dentro un'anima da salvare.