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Aggiornato: 7 giugno 2025


Il rimanente dell'edificio, era somigliante, in ogni parte, a tutti i conventi. Aveva due corridoi lunghi, incrocicchiati, ai capi dei quali si aprivano grandi balconi: e lungo le pareti porte di celle anguste, ognuna col suo santo, monaca o frate, a fresco sopra l'architrave.

Tutto è mantenuto colla più scrupolosa cura e nettezza, ma le costruzioni non hanno nulla di antico anzi portano l'impronta, dello stile sfarzoso del secolo XVIII. Nell'interno vi sono dei corridoi lunghi ed ariosi sui quali si aprono d'ambo i lati le celle dei monaci.

S'apriva davanti a noi il lungo e spazioso corridoio dalle bianche pareti, deserto. Tutte le porte delle celle erano chiuse. È qui, ai pagamenti. disse il dottore Numero quaranta. Con le nocche delle dita picchiò sulla porta e attese qualche poco. Poi ficcò la chiavetta nella toppa e la porta s'aperse. Ora egli, di su la soglia, col cappello in mano, salutava. Buongiorno, signorina.

Romussi e Chiesi vennero chiusi in celle separate al secondo raggio. Il secondo giorno vedemmo arrivare in infermeria i deputati Turati e Bissolati. Il resto ti è troppo noto perchè io sciupi dell'inchiostro. Al Tribunale di Guerra. Il primo Atto d'accusa, senza commenti.

E il pensiero s'immerge nel passato. Animo, rifacciamo queste mura e su di esse i grandi dipinti fantastici, e lungo le pareti i duemila sedili marmorei, e nelle nicchie i capolavori dello scalpello antico, l'Ercole, la Flora colossale, la Venere Callipigia; e lungo i portici e in giro per le sale le colonne di porfido; e lassù, in alto, le celle dorate e inghirlandate; e laggiù, in fondo, i giardini ombrosi e le fontane dai cento zampilli. E duemila Romani in preda all'ebbrezza dei piaceri. L'aria è profumata. Cadono nelle celle le bianche stole delle matrone, e le schiave affannate sciolgono i calzari purpurei e le treccie brillanti di perle. Dall'acque, infuse di balsami, emergono i volti accesi di volutt

Ma era ad un piano alto; c'erano molte celle sotto la sua, per cui il pavimento rimaneva lontano, ed in quella semi-oscurit

Lo stesso amico, a proposito della prima rappresentazione dei Pezzenti a Milano, racconta il seguente aneddoto: «Il Conte di Rysdal dorme in una delle due celle occupanti la scena. Svegliatosi, deve recitare una preghiera. Alzatosi il sipario, arrivato il momento, l'attore incaricato della parte non si move, non d

A' nostri , in quel convento, pei corritoi e per gli androni strillano i bimbi, e dalle porte delle celle vedi le mamme curvate sul paiuolo bergamasco, impugnando il matterello, lo scettro della famiglia, e tramestando la polenta d'oro.

Lazzari sembrava una iena in agguato. Lungo le gallerie avevamo il fumo della macchina che entrava nelle celle a volumi a ubbriacarci e ad avvelenarci le ultime ore. Signori carabinieri, un po' d'acqua. Io muoio dalla sete! A Sampierdarena il cuore del brigadiere si lasciò intenerire dalla voce piangevole dei condannati. Ci faccia dare un caffè, signor brigadiere. Sia buono.

Ho parlato delle cimici, perchè ne ho trovate dappertutto. Nei camerotti polizieschi, nelle celle del Cellulare di Milano, nelle stanze del carcere giudiziario di Genova e nello stanzone del penitenziario di Finalborgo. Dopo la condanna, il Turati occupava, al Cellulare, una stanza spaziosa e ariosa nell'esagono del secondo raggio.

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