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Aggiornato: 17 luglio 2025
Egli parlava con entusiasmo d'una lunga corrispondenza letteraria col principe Alberto di Sassonia e con la regina Vittoria d'Inghilterra. Aveva scritto nel '54 un carme, Hyde-Park, che celebrava le meraviglie dell'esposizione di Londra. In una lettera all'Amari, del giugno 1856, trovo raccontate le strane peripezie di quel carme.
Solamente a mostrare come fin d'allora l'Associazione oltrepassasse nel suo concetto la sfera d'un moto nazionale polacco per allargarsi a quella che comprende tutte le tribù slave, inserisco le linee seguenti colle quali ci riunimmo a chi celebrava in Londra, il 25 luglio 1845, il diciannovesimo anniversario della morte dei martiri russi .
Ai dì nostri che tengono bottega aperta di piaggeria, e di vituperio come di ogni altra mercè, non mancò chi celebrava la proposta del Congresso come tiro furbesco da sbancarne il Macchiavello in persona: l
Ricordò il viaggio in Grecia, preceduto, seguito da migliaia di citaredi, colla lira in mano e da un esercito di commedianti e di mimi. Ricordò l'inno solenne, che aveva cantato per salutare la riva greca; ricordò i giochi olimpici ed istmici e gli altri giochi, che la Grecia celebrava nel corso di decenni, condensati in pochi mesi per onorare lui. Fu dovunque, cantò dovunque.
Era bensì patriota chi amava operosamente la terra natale, chi ne amministrava disinteressatamente gli istituti, chi beneficava i poveri, chi celebrava i fasti della sua terra, e chi di essa procurava in ogni maniera lo ornamento ed il lustro.
E tutto celebrava così il zonzare dei due mortali che traversavano una contrada poco bazzicata dalla turba, onde trovarsi, soli, intieri in faccia a Dio ed alla natura, con tutta l'opulenza infinita del loro amore. In fede mia diceva Sergio se io potessi tirar dal mio cuore altra rima che: t'amo! scriverei dei versi. Tira pure, tira, e scrivine ancora su codesta rima rispondeva Regina.
Su i monti boscosi, dalle vette tappezzate d'erbe, i villaggi felici scintillavano; e dovunque, su le acque chiare, per le pendici ridenti si celebrava il Trionfo della Vita, di quella Vita oscura, continua e incommutabile che pare una maledizione agli uomini attossicati da malsane ideologie, ed è il più alto e maraviglioso portento del Mistero universale.
E al suo ritorno in corte, che era egli mai avvenuto? Lui audacissimo tra i migliori del Finaro, lui salvator suo e primo sostegno della sua casa, celebrava il marchese; però, tra le lodi e i plausi universali, madonna Bannina, la virtuosa castellana, o la sua lieta figliuolanza, gli aveano fatto gran festa.
I pellegrini cattolici, accorsi a Roma dal 1872 al 1876 per ossequiare Pio IX, non sempre seppero contenersi dal dimostrare le loro inclinazioni anormali. Il vecchio partito legittimista, composto di clericali ammorbati di lussuria, celebrava recentemente in Parigi delle orgie nefande, parodiando i sacri riti.
Terribili e spaventose conseguenze recava questo castigo; gli altari restavano senza croci nè candellieri, se non al momento che si celebrava la messa a porte chiuse: nessuno, eccetto i chierici, i pellegrini, i mendicanti ed i fanciulli minori di due anni, potevano seppellirsi in luogo sacro: nessuno accettavasi alla penitenza ed all'eucaristia se non in articolo di morte; proibito il menar moglie o baciarla o mangiare carni, e fino radersi: ogni giorno, a terza, sonavano le campane, al cui tocco dovevano tutti recitare preci di penitenza.
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