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Aggiornato: 1 giugno 2025
Era infatti l’isola di Santa Maria, la più meridionale di quel gruppo. Per due giorni, a cagione del vento contrario e del mare agitato, non fu possibile l’approdo. La sera del 17 si stava per gittar l’áncora, quando si spezzò il canape, e da capo fu necessario avventurarsi in alto mare. Finalmente, la mattina del 18, fu possibile alla Nina di ancorarsi dalla parte settentrionale dell’isola.
Ma quando egli le domandò il primo bacio, no, sai, non te lo dò, un bacio gli rispose rannicchiandosi in modo, nel cantuccio del canapè, da sembrare ancor più piccina, e ancor più bambina; no, perchè coi baci, si sa come si comincia... ma non si sa poi... come si finisce; ed abbandonò invece la manina morbida, nella mano di Giacomo, che gliela stritolò convulsamente, pallido, imbronciato, meravigliando in cuor suo, che la bambina avesse tanta esperienza.
Il corpo come roba morta fu portato e disteso sul vecchio canapè.
PROTODIDASCALO. Voi gioveni, eccitati dall'illice d'amore, d'ogni cosa volete scapricciarvi, e la voglia v'impiomba cosí l'orecchie che non vi fa animadvertere cosa alcuna. Questa frode che usi per fruir la clavigera del cuor tuo, non è altro che seminar il canape per tesserne un laccio con che il prelibato carnefice ti chiuda la vita.
Vestito come per una visita di mattino ad una persona estranea, guantato, cappello in mano, e' si avanzò di un'aria serena e grave nel boudoir di sua moglie. La principessa si levò. Il suo primo movimento fu di rinculare di un passo. Poi, si precipitò incontro a lui. Il principe la salutò rispettosamente, e, prendendola dalle punte delle dita, la ricondusse al canapé. Rimarcò che la tremava tutta.
E con un saltetto, si buttò sul canapè, tirandosi vicino a Nora, sdraiandosi. Nora si ritrasse ancora spaventata.... Ma poi, subito, fu lei che si avvicinò, lo guardò come ringraziandolo.... lo guardò con un sorriso che appariva ancora timido, spaurito fra le lacrime.... Tornò a guardarlo tremando, chinando gli occhi, chinando il capo.... arrossendo.
Morella respirò e ricadde sul canapè come affranta di fatica. La sua parte eccedeva. Poco dopo, ella si assise ad una tavola, e scrisse a M. di Linsac: «Cher ami, lo tengo. Che volete che ne faccia? Un misero? lo è di gi
Venga qui.... folletto, follettino!... Non può stare un po' fermo il follettino?... E il Casalbara che voleva star comodo, per il suo ginocchio, prese Nora per una mano, poi la spinse un po' col braccio, leggermente, attorno alla vita, la fece sedere sul canapè e anche lui le si sedette accanto, vicinissimo.
La vecchia, che aveva aspettato il medico poco prima, era in casa presso il suo figliuolo ammalato; la giovine tessitrice non poteva vederli dal finestrino del suo bugigatolo. Del resto, uomini, donne, ragazzi, tutti fuori al lavoro. Soltanto due piccini due testine color della canape si rincorrevano di porta in porta senza dir motto, come due muti.
Una nube le passò sugli occhi e qualche cosa le pesò dietro la nuca come una mano, che la tirasse pei capelli verso terra: ed era quasi la stessa sensazione della sera innanzi, quando quel signore l'aveva bruscamente afferrata alzandola sul proprio petto per gittarsi sul canapè. Le parve di diventare fredda, scura; forse i morti sono così nel sepolcro. Quelle tre donne le erano gi
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