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Aggiornato: 1 giugno 2025
Talvolta anche se ne muore, ma la colpa non è di nessuno. Ecco tutto! disse con un amaro sorriso. La gola le bruciava: quindi si alzò dal canapè per cercare nella madia quel resto di latte, che Tina non aveva voluto bere: non lo trovò. Anche il secchio era vuoto.
Due canterali panciuti del secolo XVIII occupavano i due lati del caminetto. Un canapè di damasco di lana oscuro stendevasi lungo la parete opposta, tra due portiere di stoffa simile. Su ’l caminetto s’alzava una Venere di gesso, una piccola Venere de’ Medici, tra due candelabri dorati.
La padrona si faceva vedere raramente: appena alzata, all'alba, per dare il cambio all'Evelina, che aveva dormito sul canapè, e che usciva soltanto allora per lavarsi, per respirare un po' d'aria alla finestra.
Alla sera quando si ritirava nella sua camera, invece di andare a letto a dormire si sdraiava sul canapè, pensava lungamente alla Maddalena, ne faceva il paragone colle altre donne che aveva incontrate nei vari stati d’Europa, e la trovava più bella, più interessante e più adorabile di tutte.
E dicendo ciò, Morella salutò leggiermente il duca di Balbek il quale restò pietrificato e condusse il principe nel giardino. Ma cinque minuti dopo, rientrarono, e M. di Lavandall le presentò il conte di Kormoff suo amico. Morella si assise sur un canapè, con il conte, vicin vicino al duca di Balbek, cui volse il dorso.
Il Damonte, in piedi vicino a lei, le voltava le pagine della musica e salutò Andrea, come Scipio Spinola, senza dir motto: mentre il Baldi, che stava leggendo sul canapè, si alzò, e in punta di piedi, gli andò incontro per istringergli la mano. La Baby cantava con anima e con passione.
Lavinia gli si fece vicina, piede innanzi piede, trattenendo il respiro, poi, improvvisamente gli chiuse gli occhi con le mani: Ah!... siete voi? Il buon Michele prese un'aria trasognata, che parea venisse allor allora dall'altro mondo. No, sai, è stato il babau e la contessa, ridendo, andò a rannicchiarsi, co' suoi atteggiamenti di gattina indolente, in un cantuccio in fondo del canapè.
Roberto Fenoglio, come vi ho detto, era rimasto sdraiato sul suo canapè; un soffice canapè foderato di velluto, dal quale io, se ci fossi stato, non mi sarei mosso neanco per andare a nozze, e metto pegno non vi sareste mosso voi, cortese lettore, neanco per mandare a comperare il libro che mi d
Allora s'accomodi sul canapè, vi star
Passò dietro al paravento, e chiuso ch'ebbe il denaro in quel suo forziere incassato nel muro, si pose a tutto suo agio sul piccolo canapè, per riposarsi del molto correre che aveva fatto; e aggrottando le ciglia, cominciò a pensare.
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