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Aggiornato: 10 maggio 2025


Quinci fier Telamon la spada afferra, E sen va su la calcata arena, Che giunge ad Ottoman per fargli guerra, Che la saetta era posata appena; Giovine capriol, che rapido erra Lunge da i can, che 'l cacciator scatena, Con corso men leggier trascorre l'erba, Che del timido piede orma non serba.

A queste note i cavalieri armati Movean per la campagna i piè leggieri, Qual per i colli, o per gli aperti prati Su rapide orme se ne van levreri, Quando con strida, o dando il corno a i fiati, Gli spinge per salvatici sentieri L'ingordo cacciator, ch'avvampa d'ira Per lieve cerva che fuggir si mira,

94 Ma prima liberar la donna è onesto, che sia condotta da quei birri a morte. Lentar di briglia col calcagno presto fece a' presti destrier far le vie corte. Non ebbon gli assaliti mai di questo uno incontro più acerbo più forte; che han di grazia di lasciar gli scudi e la donna e l'arnese, e fuggir nudi: 95 come il lupo che di preda vada carco alla tana, e quando più si crede d'esser sicur, dal cacciator la strada e da' suoi cani attraversar si vede, getta la soma, e dove appar men rada la scura macchia inanzi, affretta il piede. Gi

MANGONE. Come si dicessi un spogliamari, saccheggialidi, cacciator d'uomini; come si dicessi un ladro publico. CAPITANO. Piacesse a Dio che il mar ben spesso non spogliasse e rubasse me! MANGONE. Or tu che osi rubar i lidi e i mari e gli stessi ladri, hai osato rubar ancor a me. CAPITANO. O ruffiano, lassemi stare. MANGONE. O ladro de' ladri publichi, tornami quel che m'hai rubato.

MOPSO. Bella Tirrenia mia, che di bellezza avanzi i più bei fior di primavera, morbida più che tenera vitella, ch'ancor non ha gustato erba fonte; e delicata più ch'i bianchi velli di non tonduto pargoletto agnello; e più schiva d'amor e più fugace ch'innanzi a cacciator timida cerva: odi, bella Tirrenia: a queste ombrette meco t'assidi, e i miei sospiri ascolta.

50 Qual ne le alpine ville o ne' castelli suol cacciator che gran perigli ha scorsi, su le porte attaccar l'irsute pelli, l'orride zampe e i grossi capi d'orsi; tal dimostrava il fier gigante quelli che di maggior virtù gli erano occorsi. D'altri infiniti sparse appaion l'ossa; ed è di sangue uman piena ogni fossa.

Quale in campagna cacciator, che infesta Per belle corna capriol ramoso, Pieno di disconforto i passi arresta Se d'occhio il perde infra le selve ascoso; Cotal sen riede a la gentil foresta Sul caso occorso il Cavalier pensoso; Ma rigonfiata d'infernal veneno Dicea Megera nel terribil seno: XXII

Qual vien tra' gioghi d'Apennin canuti Per molta neve il cacciator gioioso, S'alfin ritrova de' cinghiali irsuti L'aspro covil tra dure selve ascoso, Tal gode il Turco, e de gli strali acuti Un tinto di licor più venenoso, Pon su la corda, indi traea dal core Fervide voci e ripregava amore: XLIX

Io vidi un cacciator ir nel profondo cacciando sforzanelle in una valle: la superfizie il terren di buon fondo gli dimostrò con erbe verdi e gialle; misevi i piedi e sprofondossi poi, che il trassono a stento un paio di buoi. Poco mancava al giorno stabilito dal parlamento a tutta l'adunanza, per dover porre il sigillo a partito. Spazzata e in apparecchio è la gran stanza.

Parola Del Giorno

all'albino

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