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Amo, e sovra il cor mio palpitò il core Del mio Diletto, ed era ah ! il proclamo All'universo in faccia era il Signore! Io lo vidi, il conobbi, ei m'ama, io l'amo! Fac ut ardeat cor meum. Amo, e sovra il cor mio col nome santo Sta del Signor quel d'una Donna impresso Quel della Vergin che a Lui siede accanto! Quel di Colei che gloria è del suo sesso!

Disse la dama: Senti: s'egli è vero, alla croce di Dio! con un pugnale gli spacco il cor, lo mando al cimitero: conoscerá Marfisa quanto vale. E detto questo, va come il pensiero. Ipalca replicava: Chi e quale? La dama irata si rivolge e dice: Ella è una cantatrice, cantatrice.

In questa da gli abissi un mostro apparse Quasi Ottoman; sotto le ciglia accende Altiero sguardo, e su le guancie sparse Di puro latte un vivo minio splende; Con quel vigor, con quel furore onde arse Fiero di cor ne le battaglie orrende A la dolente donna ei si dipinge, E vaso d'or con la sinistra stringe.

L'Eroe gli si fe' presso, e de la doppia Sua bizzarra natura interrogollo; Quei leva il muso, allunga gli occhi, addoppia I sospiri, e fa il greppo, e scote il collo; E poi che ragli e pianti e voci accoppia, E di tanto preludio ha il cor satollo, Digrigna i denti al ciel, gli occhi al ciel fisa, Batte la coda, e parla in questa guisa: Uomo gi

33 Sempre ha timor nel cor, sempre tormento che Brandimarte suo non le sia tolto. Gi

Di quel che udire e che parlar vi piace, noi udiremo e parleremo a voi, mentre che 'l vento, come fa, ci tace. Siede la terra dove nata fui su la marina dove 'l Po discende per aver pace co' seguaci sui. Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende prese costui de la bella persona che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende.

Quali fioretti dal notturno gelo chinati e chiusi, poi che 'l sol li 'mbianca si drizzan tutti aperti in loro stelo, tal mi fec'io di mia virtude stanca, e tanto buono ardire al cor mi corse, ch'i' cominciai come persona franca: <<Oh pietosa colei che mi soccorse! e te cortese ch'ubidisti tosto a le vere parole che ti porse!

E disse: uscimmo dai paterni tetti Rodi a domar; taccio i piagati e i morti, Ma son d'assedio i difensor si stretti, Che speranza non han che li conforti: Or qual dunque timor n'ingombra i petti? Qual gelo i nostri cor rende men forti? Per lor giunse AMEDEO, forse direte? Ah vergogna! d'un sol dunque temete?

In tal guisa ispirato predicava Il reduce da' liti Palestini, E col robusto dir comunicava Negli altrui cor suoi palpiti divini. Universale un plauso s'elevava Primamente da' borghi più vicini, Poi rapido quel plauso si diffonde Pur tra fedeli di lontane sponde.

La speranza nel cor si rinnovella, Care memorie, in voi mirando