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Aggiornato: 28 maggio 2025
Una contadina quarantenne gioviale dice: Mezz'ora fa sono passati due battaglioni austriaci! La loro trincea è a 500 metri. Si spegne tutto, aspettando le altre blindate. Nel buio la donna parla: Non ho nulla da darvi, cari figlioli di Dio. Niente vino, niente polenta. Hanno portato via tutto. Ieri qui, c'è stato una grande confusione. Due divisioni boeme si sono ammutinate.
Comunque, le battaglie boeme avevano scosso alquanto l'antica burbanza dei nostri vicini. Fin dal 1864 Jules Simon aveva suscitato le generali risa di scherno del corpo legislativo, citando le scuole prussiane: «noi non abbiamo da imparare niente, proprio niente, dai prussiani», si gridò da tutte le parti. Negli anni seguenti ebbero il debito riconoscimento le prove condotte dall'imperatore e dall'eccellente ministro Duruy di elevare l'educazione popolare sull'esempio tedesco. Appunto in questo campo Napoleone III ha compiuto tra gravi lotte un gran bene; in questo campo il principe ha attenuto ciò che il presidente aveva promesso. In questi problemi, come in quelli economici, egli sovrastava di gran lunga all'opinione media della nazione: voleva la scuola obbligatoria come in Prussia, ma fra tutti i suoi uomini di stato solo Duruy osò appoggiare una siffatta idea ereticale. Dalla coscrizione del 1857 risultò che un buon terzo dei coscritti non sapevano leggere: solo in 11 dipartimenti, appartenenti la più parte alle provincie orientali mezzo tedesche, il numero dei cresciuti completamente senza scuola scendeva tra il 2 e il 6 per cento: in quasi tutti gli altri saliva di gran lunga più alto, e in alcune plaghe dell'interno e della Bretagna arrivava fino al 58 e al 65 per cento. Risultamenti di tal fatta indussero lo stato a far sorgere scuole da per ogni dove nel paese, o per mezzo di premi o per assunzione diretta; e gi
Per la Lea, in un altro prologo a bastanza originale, che mette in scena parecchie macchiette di avventori del caffè del Teatro Manzoni di Milano una specialmente caratteristica, quella di Fulvio, ameno e onesto boème a cui tanti vogliono bene, autore di libretti melodrammatici, sempre in cerca di cinque franchi o di un francobollo che gli fa più comodo invece d'un sigaro che gli viene offerto il Cavallotti che ha profuso prologhi in azione o in versi, per la Lea dunque fa dire e dice: FULVIO.
Ma Anne-Marie in quell'ore andava fuori a passeggio con Fräulein e, coi capelli stretti in due treccie per non farsi riconoscere, saltellava nel parco e giocava al cerchio e alla palla colle bambinette boeme che non sapevano che ella fosse una celebrit
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