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Aggiornato: 13 luglio 2025


Giá è persa la medicina che sola mi poteva recar salute; molte vane speranze m'han lusingato fin qui; or pongo fine allo sperare, non ingannare piú me stesso. PANURGO. Vòlgeti a me. ESSANDRO. Ho annodata la fune e or me l'adatto al collo. PANURGO. Chi t'ave imparato, il boia? ESSANDRO. La disperazione! Vuoi tu alcuna cosa dall'altro mondo?

Converrebbe abolire la storia ed i cannoni Per non parlar di boia! Abolirli?... Illusioni D'anime semplicette! Togliam le guerre e il boia, E impossibile è il dramma, e morirem di noia! L'umanit

I tumulti del settembre 1773³⁰³ spinsero una turba di efferati fra le più scure tane di questo carcere; ruppero inferriate, sbrandellarono le divise del boia, ridussero in frantumi i ferali strumenti, e portaron via il più odioso ricordo del triste albergo, una pila in pietra, che ogni siciliano nominava con terrore, oggetto della più brutta imprecazione: Chi putissi vidiri la pila! come per dire: Che tu possa andare in galera!³⁰⁴.

Quando si trattava di fare qualche spedizione penosa, di mettere un birro risoluto, che non scherzasse, alle calcagna di qualche manigoldo, il caporale diceva: Ci manderemo il Boia! E gi

Se vi dovesse spendere tutta la mia robba, io il porrò in mano del boia. FILACE. Padrone, ho ritrovato costui nascosto con le vesti di Melitea. MANGONE. Ecco qui il ladro, ecco qui l'assassino, che ancor tiene adosso le vesti di Melitea. DOTTORE. Mangone, da costui si potrá sapere il fondamento del fatto. MANGONE. Vien qui, traditore; onde hai tolte le vesti, ove è colei a cui le togliesti?

Col garbo stesso col quale lo artefice industre si accinge a metter mano ad un sottile lavorìo, maestro Giacinto, ch'era il boia, secondato a maraviglia dai suoi valletti, spogliava in un attimo, legava, e traeva in alto per le braccia il meschino;

Non c'è nessuno? So ch'io gli sveglierò o che la porta anderá in terra. PILASTRINO. Chi è giú? Corri al fuoco, impazzato! Son fatte le limosine. Che cerchi tu? TIMARO. Non gridar di , boia! Deh! scendi a basso. PILASTRINO. Tu vuoi pur la baia! Che dimandi? ché vo' tornare al letto. Che discrezione! TIMARO. Vedi u' son condotto! Cerco di Pilastrin. PILASTRINO. Mi par che uccelli la fava.

PANFAGO. Ché! sei tu mio giudice? FORCA. Dimmi: come sei destro? PANFAGO. Destrissimo. FORCA. Non dico ad arrobbare, io. PANFAGO. manco dico questo, io, ma al negoziare. FORCA. Di che razza sei? PANFAGO. Di giudei. FORCA. I tuoi quarti? PANFAGO. L'un di birro, l'altro di boia, il terzo di cerretano. FORCA. Come sei reale? PANFAGO. Come zingano. FORCA. Bene. Come sopportaresti le corna?

Mille pendono dalle forche che non han fatti tanti malefici come tu; tutti li abbiamo caricati sopra di te. ASTROLOGO. Ed io posso sopportar tal carico? RONCA. Lo sopportarai maggiore quando il boia ti caricará sopra le spalle! ASTROLOGO. A te, a te! E non mi volete dar almeno qualche cosa?

Una volta un soldato del Reggimento estero sassone, reo d’omicidio, non si poteva giustiziare senza il boia pratico; ma questo avea dei conti da fare col Tribunale ed era sotto processo. E allora lo si prese entro sedia volante e, accompagnato alla sua volta dai birri, si portò a compiere il suo ufficio nel piano di S.a Teresa e quindi si riportò in carcere³³⁹.

Parola Del Giorno

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