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Era un bravo giovane, col quale il cugino passava piacevolmente qualche ora, ciarlando dei parenti, e delle faccende del giorno, e poi ne scriveva a sua madre gli elogi. Silvio avrebbe potuto imparare dalla conversazione del giovine ufficiale come si deve servire il paese, ma preferiva giocare alle boccie coi birichini del villaggio.

Si fece delle palle colla midolla di pane e ci si mise a giocare alle boccie... Ci si annoiava mortalmente; si tentava attaccare una discussione filosofica o letteraria... sul più bello un prolungato sbadiglio faceva uscir di carreggiata l'oratore e lo squarcio di poesia e di eloquenza finiva con una solita imprecazione, dove non si risparmiava nessuno. L'unico che vivesse estraneo a tutto quello che si svolgeva dinanzi a noi, era il giovinetto che tesseva omelie, ripensando alla sua bella ed ai dolci momenti che era solito passare con lei. A questi sproloqui, noi assumendo la dignit

La breccia era presa: ora come mai avvenne questo? Corse subito il grido di tradimento, e tuttavia dura, però importa considerare come quante volte simili sorprese succedono, la voce di tradimento venga a galla sempre, e la cosa ci sia di rado: qui dissero, che un'ufficiale corso calatosi dalle mura andasse ad informare i Francesi, che presso alla breccia occorreva un antico acquedotto, e per questo i Francesi inoltrandosi sicuri, e d'improvviso apparissero sopra la breccia come usciti di sotto terra, e non fu vero: di acquedotto non si rinvenne traccia, ai Francesi faceva mestieri di fuggitivi, che gli ragguagliassero; come altrove accennai, molte lettere arrivavano loro pel Tevere chiuse in boccie vuote, e quasi queste non bastassero col favore dei preti entravano ufficiali francesi ad ogni momento per ispiare lo stato delle difese: fantasticarono altresì, che l'ingegnere prussiano co' suoi lavoranti invece d'incendiare le mine praticate nelle vie coperte se la intendesse co' Francesi e loro consegnasse per pecunia le vie dond'essi sbucarono: ed anco questo sembra falso; vero questo altro: che i Francesi cadutigli addosso repentini, lui, e i suoi menassero prigioni: non mancarono attribuirne la colpa al maggiore Delaj, ed anco si ventilò se avesse a sottoporsi a Consiglio di guerra, ma poi si lasciò correre. Per chi costuma leggere storie conosce come non ci abbia diligenza per accurata che sia, che il nemico solerte non arrivi a vincere. Nella vita di Arato il Plutarco egregiamente racconta il modo col quale cotesto eroe penetrava in Sicione malgrado l'abbaiare dei cani, e il continuo aggirarsi delle guardie, sicchè la scalata accadde per lo appunto dopo il passo di due di loro, strepitose per campanelli agitati, e schiarite da molte fiaccole. Narrando io di Andrea Doria ricordai come questi, il quale sapendosi in odio a Francesco I, e il nemico quasi in casa, stando pure su l'avvisato la sgarò di un pelo di cascare in mano ai Francesi, che con notturna scorreria assaltarono Fassuolo, e non la scampava se per ventura taluni soldati non avessero preferito al sonno il giocare a carte: e se la fama porge il vero quando il generale Lamarmora s'impadronì nel 1849 di Genova trovò le guardie messe a difendere la Lanterna le quali senza un pensiero del nemico su le porte si sollazzavano parimente con le carte. Posto da parte l'ultimo esempio, se le altre due sorprese compironsi a danno di uomini vecchi, sospettosi, e guardinghi che stavano a buona guardia, tanto più agevolmente poterono condursi a termine in questa occasione in cui forza è pur dirlo, le provvisioni furono o fatte male, od omesse, parte per difetto di facolt

La guantiera d'argento che gli era vicina, con una tazza di cristallo e due nane boccie contenenti una pozione torbida, biancastra, a dir vero, mal non s'accordava colla livida e annebbiata sua fisonomia.