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Aggiornato: 6 giugno 2025


Pallidi ne li azzurri jacintèi stan li oleandri lungo il mar giocondo, quali Tádema, il dolce pittor biondo, gi

Pioveva sempre, e nell'uggia del cielo grigio la camera sembrava per il confronto più lieta, coi parati nuovi, i veli della pettiniera candidissimi, i fiocchi azzurri così dolci all'occhio, i cristalli del lavabo lucenti, iridati, entro cui prolungava i suoi giorni un ciuffo di vaniglia, l'ultimo della stagione. Come è simpatica questa casa! disse la mamma.

I suoi grandi occhi azzurri, lieti e brillanti, si mostravano leggermente velati; i capelli finissimi castani, le cadevano in disordine sul collo e sulla fronte; le guancie aveva pallide, la piccola bocca sorridente, un po' scolorita.

Passava tre ore ogni mattina allo specchio, e la cosa era risaputa da tutti. Si diceva qualche volta di lui: Oh Dio! Come è bello! Se non avesse quei pizzi biondi e quei baffettini, che cosa stupenda! Con quegli occhi azzurri, con quella tinta di cera vergine sul viso, si direbbe una donna, una bellissima donna, russa o svedese.

La Provvidenza; che non volle creare deserto senza una fontana, alpe senza fiore, sventura senza conforto di consolazione. Ed il suo amore era degno di lei. Monsignore Guido Guerra, secondo che ci vengono narrando le storie dei tempi, nato d'illustre lignaggio, fu grande e bello e di gentile aspetto; e, come Beatrice, di bionda chioma e di occhi azzurri.

Maria Giovanna avea trent’anni, un viso scarno e lungo di vergine avvizzita, e una profonda vita d’anima negli azzurri occhi e nel riso.

Dopo quindici mesi, una bambina era nata. Tutta lui, negli occhi azzurri come la marina, e nei capelli biondi, fini come fili di seta: una bellezza. Egli le aveva imposto il nome di sua madre, e l'aveva data a balia a un paesello della valle di Taggia: tanto le si era sentito legato.

Mastro Spaghi taceva fissandola nel viso; E nei suoi occhi azzurri vedeva un paradiso. Un'iride ideale di memorie e d'amore, Di dolci desiderii soffocati nel cuore. Come in mezzo alla nebbia gli passava davante Della perduta sposa il leggiadro sembiante, Che gli dicea: "Coraggio! Se tu cedi, io perdono!"

Ride, scherza, parla d'arte e della rappresentazione dei balli futuristi che andremo a vedere. La voce fresca e senza trucchi musicali contrasta col dilagare a ruota, a spirali, a volute degli sguardi muti. Questi sono pure sguardi naturalissimi, non vogliono nulla, fingono nulla, ma le occhiaie vaste e fonde contengono una involontaria magia di cerchi azzurri che si svolgono all'infinito.

Gli azzurri suoi occhi intrisi d'oblio? ... E non seppi goderne!... Ero cieco, mio Dio!... Nei tepidi meriggi, a primavera, sulla soglia, Josie mi porgeva le labbra attente e gli occhi suoi, prigionieri adorati del mio sogno.

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