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Aggiornato: 20 giugno 2025


Ho percorso tutte le più belle regioni d'Italia, ho vagato per le famose pianure di Agrigento e di Siracusa, ma nonostante lo scintillio di colori di queste regioni meridionali, confesso di non aver mai provato un'impressione tanto profonda come la campagna romana ed il Lazio hanno saputo suscitare in me. Queste contrade mi son divenute così familiari quanto quelle della mia patria, avendole dovute studiare profondamente per la mia storia di Roma nel medio-evo, e visitandole mi sono apparse sempre nuove e piene di grandezza. Quando poi me ne allontano, provo ardente il desiderio di rivederle. Non ho mai potuto contemplare da Monte Mario la valle che si apre fra Palestrina e Colonna verso la campagna latina, senza sentirmici attratto come da un'imperiosa seduzione. E' possibile che questo paesaggio debba ai ricordi storici gran parte del fascino irresistibile che esercita sul visitatore, ma anche senza di quelli son persuaso che sedurrebbe per il carattere nobile e grandioso che la natura gli ha impresso. Alcuni luoghi hanno un aspetto del tutto mitologico, come, per esempio, la pineta di Castel Fusano, presso Ostia, con i suoi alberi giganteschi che si stendono sino al mare, e la larga foce del Tevere, che la fantasia si sente portata a popolare di figure leggendarie e favolose. Altre regioni invece hanno un carattere del tutto lirico, altre ancora epico, omerico, come Astura e il capo Circeo. Nessuna regione però ha un carattere storico, solennemente tragico, al pari della campagna di Roma. Essa appare come il teatro più grande della storia, come la scena dell'universo. Nessuna descrizione poetica, nessun pennello di genio, per quanto molti artisti di valore vi si siano provati, saprebbe dare un'idea della bellezza grandiosa e superba della campagna del Lazio a chi non l'abbia veduta e sentita. L

qui finisce l'influenza fatale di Astura: anche il successore di Augusto, Tiberio, si ammalò in questo luogo poco prima della sua morte. Ecco ciò che narra Svetonio: «Ritornò in tutta fretta in Campania e, giunto ad Astura, vi cadde ammalato.

Astura è la torre del romanticismo, è la sede della poesia tedesca in Italia. Essa appartiene ai romantici, come la grotta azzurra di Capri. Io, in nome di questi, ne ho preso silenziosamente possesso, dichiarando propriet

Oramai ho percorso tutta questa spiaggia sino ad Astura e da per tutto ho trovato avanzi di ville, di bagni, frammenti di marmi, di mosaici, fra i quali ricorderò il pavimento in mosaico, abbastanza ben conservato, che è di fronte alla torre solitaria di Astura, sulla spiaggia, presso il ponte. È impossibile figurarsi quanti e quali stupendi edifici abbiano i romani innalzato lungo questo mare. Tutta la spiaggia dalla Toscana sino a Terracina, da Terracina a Napoli, attorno al golfo, fino a Salerno, non dovè essere che un seguito di palazzi marmorei, di templi, di bagni, di palestre, una manifestazione continua della magnificenza romana; e quale fosse lo splendore di tutte queste costruzioni si può anche oggi giudicare dalle rovine che giacciono in fondo al mare. Chi avesse percorsa allora questa lunga riviera e veduti tutti questi edifici destinati al piacere, al diletto, gareggianti per importanza con le citt

Anche questo muro era certo, come lo dicevano chiaramente alcune vestigia di mosaico, un resto di qualche villa romana. Rimaneva un'ora sola di strada per giungere ad Astura, e nel camminare lungo questa triste spiaggia, mi colse quella profonda malinconia che nasce nel vedere cosa che rammenta una grandezza scomparsa.

Strana coincidenza! Lo stesso Ottaviano fu preso nella medesima Astura, a quanto narra Svetonio, dal male che pose fine a' suoi giorni.

Presso la torre di Astura, in quella solitaria spiaggia, mi tornarono alla memoria tutti gli altri luoghi famosi nella storia degli Hohenstaufen che io ho visitato nelle mie peregrinazioni per l'Italia.

Scendevano intanto sempre nuovi branchi, la qual cosa ci fece argomentare che ve ne dovevano essere ancora nei boschi, e se ne scorgevano infatti fra i cespugli di mirto. Ad un tratto scorgemmo due magnifici tori, dalla fronte splendente, arrestarsi e fissarci: allora prudentemente, pian, piano, ci avviammo verso il bosco ed in poco tempo ci trovammo nel fitto degli alberi. E' impossibile figurarsi dei boschi più adatti per i briganti che questi di Astura: non sono gi

Sul finire del secolo, divennero padroni della rocca di Circeo i Frangipani di Roma che possedevano Astura e molti altri territorii sul Tirreno ed essi seppero sottrarla alla giurisdizione di Terracina, dopo un lungo assedio.

Il 28 giugno, il pittore ed io partimmo lungo questa spiaggia per recarci ad Astura, distante circa tre ore di cammino. Il mattino era di una limpidezza straordinaria, il mare tranquillissimo ed il capo Circeo, avvolto in una tinta rosea, davano al quadro un aspetto del tutto omerico. A Nettuno comprammo vino e pane e quindi proseguimmo la nostra strada.

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