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Aggiornato: 20 giugno 2025
Vi sono due righe nelle Memorie Artistiche, le quali, nella loro ingenua schiettezza, commuovono grandemente. Quelle due righe rivelano una immensa angoscia di artista. «L'amore per l'arte che ho debolmente professata e professo scrive il Pacini, entrando a parlare del suo proposito di ritirarsi momentaneamente dall'arringo teatrale non mi ha lasciato mai un po' di tregua.
Uscivano insieme, sempre. Ella avrebbe preferito di andare per il Corso: anzi, ella trovava via Nazionale la più bella delle vie. Viceversa, egli era un appassionato, come tutte le anime artistiche, dell'antica Roma e più della sua solenne e poetica campagna romana. Egli non si stancava mai di ritornarvi, sebbene da anni ed anni vi andasse, figliuolo devoto dell'augusta citt
Nei grandi e alti specchi si riflettevano le ricchissime, sfarzose, artistiche suppellettili: si riflettevano le molli, voluttuose ondulazioni che facevano i contorni squisiti di un corpo flessuoso, abbagliante per meravigliosa leggiadria: ogni gesto della signora, ogni portamento della testa, ogni nuovo aspetto della sua bellezza poetica e sovranamente gentile.
Nulla avrebbe ella capito di tutto ciò che è passione; io aveva soffocati per lei i germi di tendenze artistiche, nelle quali avrei trovati saporitissimi orgogli, e lei non aveva saputo rendermi l'apostasia in altrettanto amore. Gian Luigi ricordava con tenera commozione gli ultimi tempi di Laura.
Quando l'arte di Carlo Baudelaire fu detta, prima ancora che dal Nordau, oscura ed immorale, una voce potente sorse a difenderla: la voce di Vittor Hugo. Il gran poeta affermò che l'autore dei Fleurs du mal aveva arricchito il campo delle commozioni artistiche di un frisson nouveau. Indubbiamente altrettanto si può dire di Maurizio Maeterlinck, dei suoi versi e dei suoi drammi. E se i simboli dentro i quali egli ha chiuso il proprio pensiero non sono intelliggibili ai più, se gli ammiratori del poeta vogliono intendere tutta quanta la sua filosofia, eccola per disteso spiegata nel suo nuovo libro: La Sagesse et la Destinée. Questi titoli ci rammentano quelli dei poemi di Sully Prudhomme: Les Destins, La Justice, Le Bonheur. Dopo aver visto che cosa è la poesia di un filosofo, non sar
Tutto era pronto sullo scrittoio, val dire l'occorrente come nelle commedie: la carta candida, rasata, aveva un'aria ingenuamente civettuola, l'inchiostro era nero di pensieri, una puntina nuova e lucida brillava nella penna favorita: erano soddisfatte tutte le piccole superstizioni artistiche.
Non me la son cavata dal mio cervello questa sentenza di morte. La storia letteraria universale ci dimostra come la riflessione e la scienza vadano di mano in mano falcidiando le forme artistiche, peggio che non facesse Tullio Ostilio coi famosi papaveri. Dove sono più l'epopea e la tragedia? Qualcuno arriva oggi a domandarsi, e in Francia: Dov'è mai più la commedia?
Venendo qui essa fa un primo passo che tira seco il secondo; rimanendo a casa, non c'è ragione che mi sia più benigna oggi di ieri. Ho capito. Ieri sera la trovo ad un ballo. In un crocchio di signore, dov'era anche lei, cade il discorso sulle collezioni artistiche di quadri e d'incisioni, ed essa se ne mostra amantissima.
Nel libro pubblicato dall'illustre maestro che s'intitola: Le mie memorie artistiche, si legge una curiosa statistica delle paghe che a quell'epoca venivano retribuite ai compositori di musica. Pel Barone di Dolshein il maestro intascò cento zecchini; per la Sposa fedele trecento bavare, pel Falegname di Livonia dugento zecchini.
Un'aria seguiva l'altra e tutti i grandi maestri diedero il loro contributo alle artistiche commozioni di Gino. Ma una grande maestra diede certamente il maggiore, poichè Gino ne contemplava l'opera maravigliosa coll'attenzione concentrata e con la beatitudine diffusa di un Pater extaticus.
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