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Aggiornato: 2 giugno 2025


Nel volto aveva un pallore terreo; le labbra quasi nere; gli occhi torvi, socchiusi; e in quella selva di capelli scuri, arruffati, spiccavano certi ciuffi grigi, che nessuno si ricordava di avergli visto. In mano teneva il forcone col quale aveva portato fuori il letame di sotto alle bestie. Guardava la campagna rovinata, senza proferir parola; gli altri, però, guatavano in viso a lui.

S'era alzata allora: aveva in dosso un vestito da mattina di mussolina celeste; un fazzoletto di seta dell'istesso colore, annodato sotto il mento, inquadrava graziosamente il suo visino con i capelli un po' arruffati sulla fronte e gli occhi ancora gonfi dal sonno.

Credo ch'omai d'altro puoi perder poco. ARTEMONA. Tu non l'hai chiamato. Di' che son io, ché mi spedirá, forse. TIMARO. Eccol che viene. Arruffati, barbuta. ARTEMONA. Dio ti facci contento. CRISAULO. E te meschina, donna maestra di non dir mai vero e vender ciancie. ARTEMONA. E perché dici questo? Ancor io non ti intendo.

Il mozzo si fece innanzi a sua volta; grazioso adolescente, vestito alla marinaresca, di panni grossolani e mal tagliati, ma dai quali prendeva disgraziatamente più spicco la sua bella faccia vermiglia, inghirlandata dalle indocili ciocche dei capelli neri abbastanza arruffati.

Ora la principessa è perduta. Non si sa perchè. S'è perduta per il suo sguardo grigio o pei suoi ventiquattro anni? Pel suo labbro troppo corto o per la sua larga indifferenza? Pei capelli arruffati o per la sua adorazione pel principe? Per le sue rose rosse o pel suo orgoglio? Non si sa. Ditemelo voi, amico, che odiate i ritratti di donna e v'innamorate delle sciarade. Questa novella non è mia.

Osservate, proseguiva l'altra con più seduttrice intenzione, volendo farla ridere ad ogni costo, non vi sono molte donne a Firenze di un biondo dorato come questa costoletta e queste patate, ma nelle donne a me il biondo non piace. Meglio i vostri capelli castani così graziosamente arruffati, e glieli accarezzò colla mano corta e pesante. Via, bisogna spicciarsi coi maccheroni!

La Sant'Angelo stette ad udire benevolmente le lamentazioni della vecchia dicendole qualche parola di conforto. Era un tipo spettrale: alta, magrissima, con una faccia ossea e due grosse ciocche di capelli arruffati, ricadenti dalla fronte, sotto le pieghe di un fazzoletto giallo, gettato sul capo.

Tina, desta sino dall'alba, ne sentiva ancora il fresco sotto la pelle, e si era raggomitolata nella coperta agitando il capo sul cuscino. Un sudore le imperlava la fronte livida sotto l'ombra dei capelli arruffati. Con ambo le mani si tastò il ventre gonfio.

Giuliano aveva fissato il messo tra ciglio e ciglio, tutto il tempo che costui aveva parlato; e allora aperse con gran furia la lettera, sperando di trovarvi chi sa che cosa. Ma non vi erano scritti che pochi versi. I caratteri erano della signora Maddalena, ed apparivano rotti, intricati, sto per dire arruffati, come di mano che avesse scritto tremando e a disagio.

Betta, indifferente al discorso delle due donne, si era rivolta al letto: il sole arrivava sui capelli di Tina arruffati nel mezzo del cuscino, ma il viso dell'ammalata, più basso, rimaneva nell'ombra. La fanciulla si accostò in punta di piedi. Tina aveva la bocca aperta e gli occhi sbarrati, opachi come un vetro.

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