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Perchè, lasciando i molti armamenti navali citati in questo capitolo, pag. 85, nota 2, che possono anche parer troppi, considerate le poche forze che in fatto andarono in Asia, leggiamo evidentemente ciò che ho detto nel testo, in due diplomi, l'un del 13 marzo sesta Ind. 1278, e l'altro del 6 agosto medesimo anno, r. arch. di Napoli, reg. di Carlo I segnato 1268, A, fog. 95 e 89.

Pure al poligono del Lido si esperimentavano i prodotti della Casa all'Arsenal, l'officina classica delle armi, degli arredi e degli strumenti guerreschi veneziani, i letti o affusti da cannone, gli attrezzi e gli armamenti, e si collaudavano pure i lavori che l'industria privata somministrava alla Repubblica, specie i cannoni forniti dalla ditta Spazziani.

Il barone di Sanza lesse un rapporto che, a guisa di messaggio, riassumeva la situazione. I sette delegati, in piedi intorno alla tavola di mezzo, l'ascoltarono senza interrompere. Tiberio espose lo stato delle relazioni del Comitato con gli altri comitati della Penisola, lo stato dell'opinione pubblica in Italia, le disposizioni dei gabinetti europei, secondo una lettera epica di Mazzini, il bilancio della cassa sociale, estremamente povera. Poi abbozzò la situazione degli spiriti nel regno, dietro le relazioni degli affiliati del Comitato centrale, e toccò due parole degli armamenti che si avevano potuto fare in quella penuria di quattrini, e delle comunicazioni con lo straniero che il Comitato aveva aperte. Presentò infine le proposizioni del Comitato su ciò che bisognava intraprendere ed osare per operare l'insurrezione simultanea di tutto il regno, al di qua come al di l

Se si vogliono rintracciare le cause di questo esaurimento l'impresa riesce agevole: si sono spesi molti miliardi in armamenti senza riuscire a dare all'Italia un esercito ed una flotta corrispondente ai sacrifizî fatti, come dichiarò l'on. Crispi in uno dei suoi scatti di sincerit

Il carattere palese di questi armamenti sotto gli occhi del Governo, le invettive della stampa mazziniana, i proclami dei comitati nazionali, le lettere di Garibaldi, i messaggi dei legati di Roma e di Firenze spinsero il Governo francese a eccitare il ministero italiano ad un'azione pronta ed efficace, facendogli intendere come serie difficolt

Ora l'orizzonte è schiarito; sulla Cordigliera delle Ande brilla l'arcobaleno. Un telegramma del 1 giugno al Times comunica che una convenzione è stata stabilita fra le due Repubbliche rivali, per la quale si limitano gli armamenti navali fino alla eguaglianza delle due flotte argentina e cilena, facendo inoltre assicurazioni di politica pacifica che non possono essere accolte senza una vera soddisfazione da noi italiani. Ma gli accordi stabiliti non accennano agli armamenti terrestri, e un telegramma della Stefani da Parigi ha annunziato ieri che l'Argentina ha ordinato armi in Germania per ottanta milioni. Adesso è dunque doppiamente opportuno un esame spassionato dell'esercito argentino al quale sono inerenti gravi problemi finanziarî e politici. Oggi le spese militari aprono grandi breccie nel non florido bilancio dell'Argentina, e noi che abbiamo il più legittimo desiderio della prosperit

Allora fu oggetto di private discussioni se non sarebbe stato meglio impiegare tanto danaro in armamenti marittimi buoni a fare rispettare il paese, ed a tenere a freno i barbareschi; ma si posò senz’altro il quesito se fosse più civile premunirsi da future insidie che riscattare gli sventurati i quali gemevano sotto il bastone degli inumani predatori: e la piet

Frattanto il Governo teneva sicura la guerra co' tre Reami circostanti e finitimi; immancabile. Si spingevano gli armamenti con alacrit

Pachymer, lib. 6, cap. 8, parla di una grande alterazione nella moneta d'oro fatta in questo tempo dal Paleologo, per fornir sussidi agli Italiani. Che i Genovesi mischiassersi molto a favore di lui, l'attesta Caffari negli Annali di Genova, Muratori, R. I. S. tom. VI, pag. 576, ove è detto che i Genovesi mandarono una galea a posta al Paleologo per avvertirlo degli armamenti di re Carlo.

Bartolommeo Pignattello, Arcivescovo di Cosenza, vassallo e nemico di Manfredi, spedito a gran fretta in Provenza, unitosi a Simone Cardinale di Santa Cecilia, andava eccitando Carlo a calare in Italia. Manfredi alla novella di tanti armamenti non si smarrì, ma come uomo di gran cuore e magnanimo si apparecchiò a ben ricevere il nemico.