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Aggiornato: 7 maggio 2025
O Bellezza! Io dai primi anni ti ho alzato un altare nell'anima, dove ti sacrifico i più dolci dei miei pensieri; pensieri che, me levando da questa creta mortale, mi avvicinano al Creatore di tutta bellezza; ma nè io ho parole, nè credo che veruno umano eloquio le possieda, capaci di significarti degnamente: se potessi appormi la carta sul cuore, e improntarla dei suoi palpiti, forse aprirei alle genti concetti non mai più uditi: però questo nè a me, nè ad altri fu concesso, e le mie immagini è forza che si rivelino incomplete, vaghe, e confuse; onde se la fantasia di chi legge non supplisce al difetto, io dispero farmi comprendere.
Passerò io per la campagna romana senza gittarvi sopra uno sguardo di pittore, o di poeta? Le pagine immortali del Byron, del Goëthe, della Staël, del Montaigne, e di altri famosi antichi e moderni scrittori mi sbigottiscono forse? Oh! l'ala della immaginazione percuotendo contro i ferri della carcere si rompe, e gronda sangue. La musa, vergine mite, si arresta sul limitare della casa dei sospiri, e torce altrove lo sguardo. Levando gli occhi in alto io non incontro più la casta faccia delle stelle, che versano su l'anima luce, amore, e poesia. I campi aperti e il sole mi tornano alla mente affaticata dalla empia virtù della prigione, come le immagini dei ruscelletti del Casentino tormentavano maestro Adamo condannato a perpetua sete nello inferno . Ma dalle mani di Dio escono spiriti tranquilli, che, a guisa di lago, compiaccionsi riflettere nella limpida superficie le sponde floride, i colli cerulei, i bianchi casolari, la parrocchia, il campanile, le croci del camposanto di campagna, le gioie, insomma, di coloro che nascono inosservati come le foglie di aprile, e muoiono inosservati come le foglie di autunno. Ogni soffio leggiero da cima in fondo gli scompiglia, e la pace, rimane in essi sconvolta con la dolce armonìa. Altri poi, senza requie commossi, amano fare specchio di se alla faccia di Dio divampante fra i fulmini come l'oceano in tempesta: si nutriscono di procelle, e le corde di ferro delle loro arpe eolie non rendono suono se non le scuote il fulmine. Ora, quando pure la sventura non avesse inaridito il mio spirito come fa il sole della erba dei campi; quando pure il mio spirito non avesse rovesciata la sua fiaccola a guisa di genio al fianco di un sepolcro, perchè userei la sua forza ad evocare sopra le pianure antiche eserciti di combattenti, e agiterei con palpito nuovo i miei lettori sopra le vicende della pugna, e i pericoli di una gente, il cuore della quale cessò di palpitare da venti e più secoli? Perchè aprirei sommessamente le porte del tempio di Giano, di cui il cigolìo scuoteva un giorno le viscere della terra? Con qual consiglio popolerei la via sacra di carri, di cavalli, e di cavalieri armati lampeggianti ai raggi del sole? Perchè la ingombrerei di nuvole profumate, che si alzano dai turiboli d'oro, ( profumi, e vasi rapiti ) di sacerdoti, di vittime, e di re barbari incatenati? Perchè i nitriti di cavalli, e le grida dei cavalieri gi
Sul punto di partire.... E riferì sillaba per sillaba le parole che il Piemontese gli aveva dette consegnandogli la busta sigillata. Che cosa devo fare? Attendere ancora? Aprire la busta ed eseguire le istruzioni che contiene? Non so come regolarmi. Io, nel caso tuo, aprirei la busta. Cardello la trasse di tasca e gliela consegnò: L'apra lei.
Cadremo al fine; or tu consiglia il core, E del barbaro fier contempra l'ire; E sottranne con patti al suo furore: Se nel risco presente, oltra il morire, Di maggior mal non ci turbasse orrore, Voce non aprirei; ma quali schermi Avran le donne e i pargoletti infermi?
Parola Del Giorno
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