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Aggiornato: 27 giugno 2025


In tutta quella notte chi, passando dal Palazzo dei Santo Fiore, avesse alzato un po' il capo, avrebbe veduto una finestra illuminata. Come mai? Non c'erano poeti ammalati l

Una mattina s'era alzato presto: se ne stava con i gomiti appoggiati sul parapetto della finestra, e il capo tra le palme delle mani, più abbattuto del solito. Il sole indorava le cime degli alberi del giardino e il tetto della casa; per l'aria fresca, imbalsamata di zagara, le rondini svolazzavano stridendo.

Ora dove sei tu, predestinata, Da tanto attesa e non trovata ancor? Un lampo era passato negli sguardi del maestro Albani. Il Natali, senza far rumore, si era alzato, aveva scelta una tela e dispostala sul cavalletto si era nuovamente seduto dinanzi ad esso con la tavolozza passata al pollice della mano sinistra.

L'alpenstock, alzato la punta in alto, dava fiocchi di cm. 10 di lunghezza e di 3 cm di diametro circa. Lo zittìo che emetteva incuteva timore. L'uomo colla bocca difficilmente sa fare più forte. Dopo ci siamo ritirati per prudenza, ma non credo che il temporale crescesse in intensit

Ras Adal, che nella ritirata di Menelik attraverso al suo stato aveva avuti tanti maltrattamenti, dichiarò che mai non si sarebbe alzato davanti a costui che per lui era nemico giurato per tutta la vita.

FESSENIO. Tu sai, Calandro, che altra differenzia non è dal vivo al morto se none in quanto che il morto non se move mai e il vivo . E però, quando tu faccia come io ti dirò, sempre risusciterai. CALANDRO. Di' . FESSENIO. Col viso tutto alzato al cielo si sputa in ; poi con tutta la persona si una scossa, cosí; poi s'apre gli occhi, si parla e si muove i membri.

Questa è la breve storia del capo Circeo: intanto il sole si è alzato fra i monti di Gaeta e la luna è scomparsa nella luce. Il capo è apparso tutto scoperto dinanzi a noi, illuminato dal sole matutino con una luce tranquilla e tutto l'incanto è finito. Poche cose nel mondo tollerano una troppo grande vicinanza, o piuttosto il rapporto della nostra immaginazione con esse non le sopporta.

Il cane di guardia abbaiava a squarciagola, i contadini inseguivano correndo; s'era alzato un baccano incredibile. A un tratto si vide un lampo, s'udì uno sparo, cui tenne dietro un grido acutissimo.

Era principiato l'inverno e l'Agnese tribolava anche più. Doveva mettersi in moto due ore almeno innanzi giorno, nella casa buia, fredda, silenziosa, mentre i padroni dormivano della grossa. E cominciare a lustrar le scarpe, a smacchiare gli abiti, ad accendere il fuoco per l'acqua calda: poi preparare il caffè del professore, il latte di gallina per la signora, e la pappa di Rosalia. Appena il Conte era alzato, correre ad accendergli la stufa nello studiolo, e soffiare, soffiare, soffiare, da rimetterci un polmone!... E quando si alzava la Contessa, correre anche da lei a pettinarla, lisciarla, abbigliarla; in ultimo, vestire e lavare la Rosalia, faccenda che finiva sempre in tragedia. Dopo c'erano da far le camere: c'era da spazzare, attinger l'acqua e portar la legna dalla cantina al quartierino, su al terzo piano di un casone grande, a Sant'Anastasia. Inoltre bisognava stirare, cucire, preparare il pranzo, lavare i piatti, e infine la sera, quando Agnese cadeva sfinita per la stanchezza, doveva ancora andare in giro per Verona, e su e giù in Piazza Br

E il masnadiero usando della terribile domestichezza che il delitto suol porre fra i complici, si mise a sedere. La gamba destra accavallò alla sinistra, e il braccio sinistro puntò sul ginocchio alzato; sopra la mano aperta appoggia la faccia, e quivi, con gli occhi chiusi, il labbro inferiore sporgente in fuori, parve atteggiato a profondo raccoglimento.

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