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Aggiornato: 12 maggio 2025
Un giorno, continuò il vescovo, un contadino spagnuolo ed un contadino Moro si presentarono all'arcivescovo di Toledo, il quale era altresì principe sovrano. I due villici si disputavano un cavallo, di cui entrambi si dicevano proprietari. Non testimoni da interrogare. Non giudizio di Dio per le armi, da tentare. Non documenti, che stabilissero la propriet
Veggansi le molte concessioni di feudi e altri beni fatte da re Carlo in questo tempo, che leggonsi nel r. archivio di Napoli, reg. di Carlo I, segnato 1269, D, fog. 1 ed 8. Tra gli altri si trova a fog. 6, a t. e duplicato al 114, a t. un diploma del 15 genn. tredicesima Ind. pel quale furon date all'arcivescovo di Palermo le case che possedeva in Napoli Matteo de Termulis, fellone.
I, pag. 477 e seg. ove son citati questi documenti: 3 agosto 1252. Innocenzo IV, a re Arrigo III, tom. I, pag. 477. 28 gennaio 1253. Diploma d'Arrigo III, pag. 893. 14 maggio 1254. Innocenzo IV all'arcivescovo di Canterbury, etc., pag. 511.
A poca distanza dal Duomo si trova ancora il vecchio battistero di San Giovanni in Fonte, esso pure attribuito all'arcivescovo Urso. Questa curiosa costruzione ottagonale si compone di due file di arcate romane sovrapposte, d'aspetto antichissimo, ed è sormontata da una cupola interamente ricoperta di mosaici, rappresentanti il battesimo di Cristo e i dodici apostoli.
Affermativi 113 Negativi 1 Non sinceri 2 VERDIZOTTI Segretario. Colla parte del Senato 10 giugno 1662 fu poi stabilito che si dessero all'arcivescovo oltre alla presente lettera zecchini 50 per una volta tanto, per spese di viaggio, stante la molta sua povert
Giorgio impallidì dalla commozione e abbracciò la sua Lalla, abbracciò Maria senza poter dire una parola: la gioia gli serrava la gola. Prospero Anatolio si mise a piangere dalla consolazione, poi prese il cappello e infilata la porta andò a partecipare all'Arcivescovo il miracoloso avvenimento. Ritornato a casa, regalò mille lire alla Congregazione di Carit
In questo mentre Ramondo Folch, ch'avea fatto tai prodigi alla difesa di Girona, e a gran pezza non s'era curato della fame, non che delle minacce e promesse del nimico, venuto a stremo di penuria, cominciò ad ascoltar parole d'accordo; di voler anco di re Pietro, il quale nè potea far levare l'assedio per battaglia, nè vedea cagione di gettarsi a tal rischio . In questa pratica narra una cronaca francese, ch'ito al campo degli assedianti l'arcivescovo di Saragozza, il legato troncavagli ogni parola, fremendo: «Non misericordia, non patti,» quando Filippo il Bello, bruscamente il domandò, che farebbe de' bambini e delle donzelle prendendo Girona d'assalto? «Muoian tutti,» il cardinale riprese; e il giovin principe a lui: «Niuno muoia, che non può difendersi colla spada.» Indi all'arcivescovo segretamente palesò travagliar peggio gli assedianti che gli assediati; perciò tenesse fermo nel chiedere i patti : e chi sa quanto operarono sul giovanil animo queste prime ire contro la romana corte, per disporlo all'offesa di Anagni?
Chiamati dunque l'arcivescovo di Tarragona, co' vescovi di Valenza ed Huesca e altri prelati e baroni, attestò: non ad offesa della santa sede, ma secondo sue ragioni aver preso il reame di Sicilia; le scomuniche acerbe di Martino non aver meritato, ma sì come cristiano osservatole; ed or presso al divin giudizio, chiedeva all'arcivescovo l'assoluzione, promettendo che s'ei campasse, e qui ripigliava le ambagi, obbedirebbe secondo giustizia al pontefice sommo, al quale rappresenterebbesi di persona o per legati.
L'infelice Rugger per la sua fama don Guottibuossi chiama a sé, l'abate. Il prete ha stabilito poco innante una risoluzion con Bradamante. Dalla man vescovile ivi serrata, crepi di rabbia, giovane o invecchiata. Piacque il consiglio al buon Ruggero, e tosto andossi all'arcivescovo Turpino.
E di questa disgrazia, scriveva poco dopo, scherzando all'arcivescovo lontano: «Intorno al rispondere, che sarebbe il maggior incomodo, mi rimetto al laconismo della prima lettera di Cicerone: Si vales, bene est, ego valeo, potendosi risparmiare il tua tueor; perchè io in questo mondo non ho nè beni, nè affari, nè pretensioni, onde alcuno potesse assumere per me la cura: nè io medesimo ho niente da sbrigare, o da custodire, giacchè i ladri, com'Ella sa, mi hanno di questa gran cura liberato.»
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