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Aggiornato: 17 giugno 2025
E, se la sorte mia buona vorrá ch'io giunga, sí come spero, a perfetto fine di questo mio amore, non che felice, ma con la istessa felicitá non cangiarei el stato e 'l grado mio. Solo un pensiero è quello che m'afflige: ch'ho inteso, aimè! che quel porco, poltrone, ignorantaccio di quel pedante suo vicino la vole per moglie e senza dote.
Sacontala studia nuove ragioni di dimora e fa lento, piú ch'ella può, il suo passo. Aimè grida aimè! Un subito dolore mi piglia al fianco. Aimè! che non mi reggo al cammino! Le compagne la rincorano perché s'affretti. Ed ella: Oimè! il piede mio è ferito da un gambo acuto d'erba cusa . Oimè! il lembo della veste mi s'è appiccato a un ramo di curuvaca . Fermatevi, datemi aiuto.
«Aimè,» disse, «temo pur troppo che tutto sia perduto. Or faccia Iddio ch'io possa sapere almeno quel che avvenne di quella mia poveretta...» e non potè finire, che un impeto di tenerezza gli aveva gi
Aimè! la traditrice ed importuna ripose in man . . . . . . . . . . onore di . . . . . e tien . . . . . furore sol contra il giglio e non contra la Luna. Ché se 'l . . . . non fusse una . . . . che per un piè . . . . . . . . sospeso tiene, la Luna in griffo a l'aquila vedrei; ma questi . . . . . . . . . . miei fan sí che mia Papessa far si viene la Luna, e vo' appiccarmi da me stessa .
Tu sei pur negligente! PILASTRINO. Ora non posso dirt'altro, c'ho da fare in fine a sera. Ma vo' che sappi la piú bella berta ch'io tramo adesso. CRISAULO. Non lo vo' sapere. Attende ad altro, e forse ti fia 'l meglio. Ier la vidi duo volte a la fenestra. Felice giorno! PILASTRINO. Ed io piú di sei volte la vidi, dopo bere; e l'abbracciai. Chi è piú felice? CRISAULO. Aimè!
Quando mi aveva raccontato qualcosa di troppo torbido, e sentiva nel tepore della coltre leggermente il mio corpo tremare, allora prendeva quel libro, lo apriva, sempre alla stessa pagina, e senza muoversi, molto piano, con la voce alterata, leggeva una bella preghiera che, mi ricordo, cominciava così: «Dénoue tes cheveux, Marie Madeleine, ô toi qui as le plus aimé par mi les pécheresses...»
"Aimè! sì... ell'era felice; aveva due alettine vellutate che la sollevavano nell'aria, poteva volare... che bella cosa! levarsi su, su, tra le nuvole ed ora..."
CRISAULO. Eccomi qui. Che nuove? ARTEMONA. Cattive e dolorose. CRISAULO. Aimè! Son morto. Contami il tutto. ARTEMONA. Eh! Non cosí cattive che nochin con effetto, ché vedrai che te la vo' domar; ma, per adesso, si mostra aspretta. CRISAULO. Sará tanto, al fine, ch'io ne morrò. Dimmi come è passata, di punto in punto.
Rileggo la lettera di Lidia! «Aimons! c'est le bonheur suprème que l'amour et j'ai aimé plusieurs fois dans ma vie avec une telle exaltation, un tel transport que j'aurais peut-étre été capable de tout sacrifier pour des personnes qui maintenant m'ont déj
Luce di mia vita, che al cor lasso di sí dolci pensieri fosti esca un tempo, altro or da me non vuoi che pianto e morte. È venuto omai l'ora. La ti do volentieri. FILENO. Aimè, padrone! CRISAULO. Io passo. Potrai dirle tu con vero ch'io son morto per lei. FILENO. Timaro, corri; porta aceto rosato e malvagía e confessioni. Aimè! ch'io tremo tutto, ché 'l padron si vien meno.
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