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Aggiornato: 20 giugno 2025
Non osando trarla dalle sue fantasticherie, non osando quasi rispondere al mio stesso affanno per timore di palesarlo, io continuavo a tenere le mie mani nelle sue senza dir motto, e a contemplare melanconicamente le sembianze disfatte del suo volto." "Ritornata a casa si sentì debole e si rimise a letto.
Francesco Cènci, quanto sei misero padre, ed infelice vecchio...Ahimè! E si cuopriva con ambedue le mani la faccia. Luisa alla venerabile sembianza, allo accento di uno affanno così profondo si sentiva commossa. Il perverso, sempre con voce di lamento, proseguiva dicendo: Potessi almeno trovare un cuore col quale sfogare la immensa amarezza dell'anima mia!... Padre mio!
Considerò che a buoni conti l'eccelso consiglio avrebbe cominciato a punire il vecchio.... qui una gioia diabolica gli scintillò tra ciglio e ciglio... e pensò di che affanno, di che disperazione sarebbe stato cagione al vecchio Candiano il sapere che la sua Valenzia era caduta nell'artiglio del Visconti.
Giunta faccia a faccia della donna, che supponeva le avesse tolto lo amore del suo marito, tese valorosamente le braccia... le braccia a lei, che aveva stretto nelle sue il padre dei suoi figliuoli... l'altra vi si gittò delirante di affanno.
Davvero che quella vista era indegna, quella mollezza eccessiva, que' propositi, que' pianti vituperosi... tuttavia, allorquando un uomo è infelice ed è alle prese col massimo affanno, egli è sempre degno di piet
ARTEMONA. Non ho tempo ora, ché ti direi una mia fantasia sopra di questo; ma ci voglio meglio pensar. Lascia, ch'io vengo infra duo giorni con qualche aiuto. Fa' che, in questo mezzo, tu non ti pigli affanno. CRISAULO. Iddio volesse che lo potessi far! ARTEMONA. Fa' di sforzarti. CRISAULO. Deh!
In punta di piedi mi spinsi fino al memore cancelletto che tante volte aveva cigolato al mio passaggio, e chiamai: Susanna! E stetti ad aspettare, col collo teso, la faccia supina, nel silenzio, in preda a un affanno mortale. Susanna! replicai, spaventato dalla mia stessa voce che tremava forte. Ed aspettai, senza respiro, senza un'oncia di sangue nelle vene.
Ahi misera! un grande affanno ho sostenuto... E donde vieni tu cosí a cavallo? Noi non mettiamo sella che a mezzanotte. Lungo viaggio cavalcai a questa volta, fino dalla Boemia. Tardi ho preso il cammino, tardi: e voglio condurti meco. Ah Guglielmo! Entra prima qua dentro un istante. Su presto! Il vento fischia ne' roveti. Entra, vieni, cuor mio carissimo, a riscaldarti fra le mie braccia.
La folla stessa singhiozzava; il prematuro e fatale morir di quell'uomo era dunque un affanno comune, tutti sentivano che in lui si spegneva un'esistenza preziosa, si recidevano speranze lungamente nutrite, affezioni cementate dai fatti.
Fi. Nobile horsù: non più: cotesto: è nulla Faren cusì tu rimarai qui a drieto Et io me n'andarò: godi: e transtulla Lassa lo affanno a me sta un poco quieto Che un messo tale a questa tua fanciulla Mandarò: che serai per sempre lieto Il qual ser
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