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Aggiornato: 16 luglio 2025


⁸⁰ Amm. Marcell., I, 201, 15 sg. ⁸¹ Amm. Marcell., I, 203, 15 sg. ⁸² Idem, I, 204, 4 sg.

Capitoli del regno di Napoli, pag. 26. Saba Malaspina, cont. loc. cit., pag. 333. Bart. de Neocastro, cap. 12. Capitoli del regno di Sicilia, cap. 8 di re Giacomo. Diploma del 27 gennaio 1281, nel citato catalogo delle pergamene del r. archivio di Napoli, tom. I, pag. 227. Diploma del 29 novembre tredicesima Ind. nel r. archivio di Napoli, registro di Carlo I, segnato 1269, D, fog. 203 a t.

[I[Quarti di leone]I]. Del peso di k. 32. 3, aventi cioè di fino k. 24. 85/384, e parimente rarissimi. Il quarto di leone del Morosini non l'ho mai veduto, ma ne ritengo la esistenza dalle memorie di zecca, e credo sia quella moneta della raccolta Gradenigo (Zanetti, vol. II, p. 203 n. 253) che il suo possessore descrisse per mezzo leone di questo doge, benché le desse il peso di k. 34. 2; peso, se vuolsi, eccedente il legale, ma che induce forte sospetto non abbiasi potuto deteriorar cotanto un pezzo da ridurlo quasi alla sua met

¹⁹⁰ D’Angelo, Giornale, anni 1797-1799, pp. 146-47, 151, 161-62, 197-98, 203, 209, 272, 328-31, 537, 733-34. Tenevan dietro le esecuzioni: ed aprivano l’odissea funeraria il giovane giureconsulto F. P. Di Blasi coi suoi compagni, e la continuavano D. Pietro Lesa, tenente della truppa, il segretario di Jauch ed altri non pochi.

Nel 1776 si trovavano nei reggimenti attivi 33 colonnelli, altrettanti tenenti colonnelli, 30 sergenti maggiori, 203 capitani, 31 capitani-tenenti, 184 tenenti, 237 alfieri o cornette per la cavalleria e 163 cadetti. In totale, 964 officiali sull'effettivo di 10,605 fazionieri o comuni che contava l'esercito veneto di quel tempo; e ciò senza tener conto degli ufficiali in servizio sedentario, alle fortezze, al corpo del genio, all'Arsenale, ai governatorati delle armi, alle scuole e di quelli infine con riserva di anzianit

²¹³ Iulian., 203, 4 sg; 205, 5 sg. Insieme al discorso sul Re Sole, Giuliano ci ha lasciato un altro trattato teologico, ed è il discorso, o inno, come si voglia chiamare, alla Madre degli Dei, che l’entusiasta imperatore scrisse, in una notte, a Pessinunte, mentr’era in marcia per la spedizione contro i Persiani. Lo scritto, faticoso e confuso come tutte le manifestazioni filosofiche e teologiche di Giuliano, comincia con una deliziosa e nota leggenda che Giuliano ci racconta con la genuina semplicit

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