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Aggiornato: 16 giugno 2025
Londra, ottobre 1844. «Ma se nella tempesta, ch'io sto combattendo, soccombo, onde non lasciare a' miei cari vergogna dall'avermi amato, non negate di dare alla mia memoria un fiore che la depuri dall'infamia che i nostri tiranni non mancheranno certamente d'applicarle.» «Addio; addio.
Non era permesso fumare in alcun luogo pubblico, e, innanzi al 1844, erano guardati di mal occhio e tacciati di malcreanza i pochi scioperati che osavano inoltrarsi, collo zigaro in bocca, sui bastioni di porta Renza, o dentro i pubblici giardini durante il trattenimento della banda.
Nella notte dal 12 al 13, tre giorni dopo scritte quell'ultime righe, i fratelli Bandiera partivano, con Ricciotti e gli altri, per la Calabria; ed ecco l'ultima loro lettera a me: «Corfù, 11 giugno 1844. «Carissimo amico,
Il 28 marzo 1844, in una lettera scritta dopo la fuga, Emilio Bandiera compiva l'esposizione delle credenze politiche nazionali che dirigevano Attilio e lui. «Mio fratello ed io diceva convinti del dovere che ogni Italiano ha di prestar tutto sè stesso a un miglioramento di destini dello sventurato nostro paese, cercammo ogni via per unirci a quella Giovine Italia che sapevamo formata ad organizzare l'insurrezione patria.
E le relazioni che fecero, comunque tendenti a palliare le colpe più che non a produrle brutte com'erano, provarono che dal 1806 fino al 1844, da lord Spencer a lord Aberdeen, tutti i ministri, compresi Palmerston, Russell e Normanby, s'erano successivamente contaminati di quell'arbitrio che non solamente le mie e quelle d'altri esuli, ma le lettere di molti inglesi, di membri del parlamento, di Duncombe medesimo, erano state violate a quel modo che si erano inevitabilmente praticati, a celare la colpa, artifizî contemplati dalle leggi penali, falsificazione di suggelli, imitazione di timbri e altri che le mie erano state aperte per quattro mesi.
Viveva nell'anno di grazia 1844 un uomo bizzarro; esso aveva un profilo di razza diverso dalla nostra, portava nell'animo il pensiero d'un secolo diverso. La sua testa era da mulatto e la mente da medio evo. Pareva quasi un rampollo degli antichi romanzatori un discendente di Roberto di Jersey, di Arnaldo Daniello, di Bernardo Ventadour. Egli era uno di quegli esseri fantastici e visionari perennemente assorti in una chimera, dimentichi della realt
Non è da tacere però che in un campo poco distante dalla cinta del castello, fra esso e la chiesetta della Vergine del Giglio, nel 1844 nello scavare il terreno, fu trovata una cassa di legno d’antica forma, ogni mezzo braccio cerchiata di ferro, inchiodata con chiodi tripuntati d’ogni parte.
Parola Del Giorno
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