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Aggiornato: 23 settembre 2025


Da Messina a Fiumedinisi, partendo martedì sera su tre muli, si facevano 18 miglia in quattr’ore e mezzo; da Fiumedinisi a Caltagirone, dalle due di mattina del mercoledì alle sei di sera, 42 miglia; da Caltagirone, dalle tre del mattino del giovedì alle sei di sera, a Catania, 40 miglia; e poi a S. Maria, 12 miglia, partendo alle dieci; dopo un riposo di due ore, a Licata, 30 miglia senza fermate io non so quante altre ore.

Li 29 aprile partissimo per la marina e vi giunsimo li 5 di maggio; ci trattenessimo dalli 5 di maggio alli 12 giugno, allora ci imbarcassimo, li 25 facessimo vela verso Astracan, ma volendo così la Divina Maest

Nella Val Roja, esposta alla tramontana verso il suo sbocco, le piante caratteristiche della Riviera cessano ben presto, i limoni e le palme non rimontando che sino al primo stretto dietro a Ventimiglia; l'arancio prosegue sino a Bevera; l'eucalitto, insieme al mirto, al rosmarino, al fico d'India, ecc., sino ad Airole (130 m., 12 km. dalla costa); il lauro, il leandro, la quercia sempre verde sino a San Michele (140 m., 3 km. più in l

Finalmente, il giorno 12 di giugno del 1814, la popolazione milanese, ridestata dai pubblici preconi, che vendevano gli esemplari di un bando novello, vi lesse quanto seguita: «Noi, Enrico conte di Bellegarde, ciambellano, consigliere, ec., ec., ec., ec.

12 Così dicean; ma non sapean ch'Amone, con volunt

Per le fatture de' quali figuro che il zechiero per concessione ordinaria si sia scontato in essi lire 20 soldi 12, che venivano poi valutati per le dette ragioni soldi 34 imperiali l'uno, che sono in somma lire 812 soldi 12.

Su quali elementi l'amministrazione angioina prendesse a scompartir la somma tra le varie terre, s'ignora. Forse avea qualche abbozzo di censimento, non sappiam se di beni o di popolazione; ma è certo che dalla corte veniva la distribuzione; e ciò veggiamo per la distribuzione della moneta nuova nel diploma del 12 agosto 1279, che si pubblica Docum. III. La somma poi gravata sopra ogni terra, si contribuiva dagli abitanti su i ruoli che stendeano gli oficiali, chiamati giudici nelle terre demaniali, e maestri giurati nelle feudali, che erano eletti a questo scopo di comun voto degli abitanti. Tra molti altri documenti, il prova il diploma del 13 agosto 1278, pubblicato Docum. II, e l'altro del 12 settembre 1277, registro citato, 1268 O fog. 1, nel quale si legge.... precipias ex parte nostra universitatibus terrarum et locorum tam demanii quam ecclesiarum comitum et baronum jurisdictionis tue, sub pena unciarum auri decem per te a contumacibus exigendis, ut universitates terrarum demanii judices sufficientes, ydoneos et juris peritos si poterint inveniri in numero consueto, et universitates ecclesiarum comitum et baronum magistros juratos bonos, sufficientes, ydoneos et fideles, quilibet in dicta universitate..... unum in magistros juratos de comuni voto omnium eligant..... Questa era una lettera circolare a tutti i giustizieri delle province di terraferma e al vicario in Sicilia ne' due giustizierati dell'isola. Onde si scorge ancora che la cancelleria di Carlo I, ora scrivea direttamente ai due giustizieri di Sicilia, come a quei di terraferma, ed or facealo per mezzo del vicario, sedente allora a Messina. Il diploma del 13 febbraio 1276, citato di sopra, accenna la medesima forma di distribuzione della tassa, per sindichi eletti dalle universit

12 Dentro non vi trovò piccol grande, che 'l borgo ognun per tema avea lasciato. v'erano in copia povere vivande, convenienti a un pastorale stato. Senza pane di scerner da le giande, dal digiuno e da l'impeto cacciato, le mani e il dente lasciò andar di botto in quel che trovò prima, o crudo o cotto.

G. 12, si fa cenno di un censimento di tutte le contee, baronie, «e delle pulzelle in capillo che vivessero nelle terre scritte in pie'.» Mi è corso alla mente che quella lista di fanciulle si stendesse anche per vegliare su i loro matrimoni. I permessi di matrimonio, anche senza beni feudali, sono frequentissimi ne' reg. angioini del r. archivio di Napoli.

Intanto messer Pietro, avuta sotto le mani la maggior parte dell'esercito, ritornava su Gorra e, respinto il suo avversario, vi si piantava più saldo che mai. Dolse del fatto a quei di Giustenice che fino allora aveano sperato soccorsi, e che da due giorni, difettando di pane, dovevano cibarsi di crusca. La quale eziandio venendo a mancare, si arresero il 12 di aprile, e tosto, sotto buona scorta, furono condotti alla Pietra e imbarcati per alla volta di Savona. Pochi giorni di poi, una galera li portò fino a Genova, ove il doge Giano Fregoso li voleva prigionieri per quindici giorni almeno; così annullando i patti della resa, secondo i quali la valorosa schiera avrebbe dovuto esser posta in libert

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