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Aggiornato: 26 giugno 2025
Il bucentoro era un naviglio ricchissimo, tutto intagli e dorature, d'un costo sommo, in cui il doge di Venezia nel giorno dell'Ascensione veniva condotto al porto di mare detto del Lido, con un sèguito di galere e gran numero di barche; laddove giunto, per segno di antico dominio del mare Adriatico, sposava, con un anello gettato nell'onde, codesto mare. Stanza 114.
114 Poi ritorna in sé alquanto, e pensa come possa esser che non sia la cosa vera: che voglia alcun così infamare il nome de la sua donna e crede e brama e spera, o gravar lui d'insopportabil some tanto di gelosia, che se ne pera; ed abbia quel, sia chi si voglia stato, molto la man di lei bene imitato.
Secondo il catalano Montaner, cap. 113, 114, i governanti di Sicilia, liberata la minutaglia dei prigioni della battaglia di Napoli, domandavano al re a Barcellona: che far de' nobili, che del principe? e convocavano di lì a due mesi, per dar tempo alla risposta, un parlamento a Messina. S'ebbero incontanente lettere del re, segretissime, fuorchè alla regina, a' figli e all'ammiraglio; ma tutto che s'oprò fu dettato da quelle. Indi adunato il parlamento de' nobili, sindichi delle citt
La presura di costui nella battaglia di Malta si ritrae da un diploma di re Giacomo, dato di Messina il 19 luglio 1286, in di Gregorio, Bibl. arag., tom. II, pag. 500. D'Esclot, cap. 110, 114 e 116. Montaner, cap. 82, 83, 84, 93. Bart. de Neocastro, cap. 76. Nic. Speciale, lib. I, cap. 26. Saba Malaspina, cont., pag. 398, 399.
114 Ma se si de' soccorrere Agramante, soccorrasi, e tra noi non si contenda. Per me non si star
L'alta voce ne va per tutti i palchi, che 'l nome indegno udir fa d'ogn'intorno. Seco il re vuol ch'a par a par cavalchi, quando al palazzo suo poi fa ritorno; e di sua grazia tanto gli comparte, che basteria, se fosse Ercole o Marte. 114 Bello ed ornato alloggiamento dielli in corte, ed onorar fece con lui Orrigille anco; e nobili donzelli mandò con essa, e cavallieri sui.
Veggansi le molte concessioni di feudi e altri beni fatte da re Carlo in questo tempo, che leggonsi nel r. archivio di Napoli, reg. di Carlo I, segnato 1269, D, fog. 1 ed 8. Tra gli altri si trova a fog. 6, a t. e duplicato al 114, a t. un diploma del 15 genn. tredicesima Ind. pel quale furon date all'arcivescovo di Palermo le case che possedeva in Napoli Matteo de Termulis, fellone.
114 e dice: Con ciò sia ch'esser non possa d'altri costei, fin che 'l fratel mio vive; se Leon la vuol pur, suo ardire e possa adopri sì, che lui di vita prive: e chi manda di lor l'altro alla fossa, senza rivale al suo contento arrive. Tosto Carlo a Leon fa intender questo, come anco intender gli avea fatto il resto.
Quando nel 1793 il Conte Rezzonico metteva piede in Sicilia, egli non vi trovava nè alberghi, nè locande; ma solo fondachi, secondo lui, «caverne, anzichè ricetti d’uomini e per lo più senza letti e senza mobili». Man mano che il nobile lombardo s’inoltrava per l’Isola, confermavasi in questo sconfortante giudizio. ²³⁵ Vol. I, pp. 80, 114, 155. V’era anche di peggio.
Aveva in testa un berretto di velluto nero col fiocco di seta, indossava una lunga vesta da camera di lana grigia alquanto sgualcita, teneva aperta sul banco alla sua destra la tabacchiera da cui fiutava prese abbondanti che ricadevano in parte sulla pagina 114 del suo libro mastro, e precisamente sulla partita relativa alla casa via Maravigli N. 37.
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