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La sala era triste: e, a dire quello che si poteva scorgere alla poca luce delle tozze finestre, presentava le muraglie saldissime e nude: solo ornamento una statuina di un beato protettore con lancia e pastorale, male allogata in una nicchia che pareva una balestriera; e, sotto quella, due drappi, tutti a polvere e sudiciume, forse due stendardi, forse due coltri mortuarie: v'erano dei seggioloni a masse d'ombre così nere da far richiamare alla fantasìa il frate bianco che sopra vi stesse nel coro, e un macchinoso tavolaccio, adatto a sostenere quello che sosteneva, la potentissima persona di un cavaliero.

È una casa a due piani dalle finestre altissime, che s'aprono su balconcini ricurvi, riparati da ringhiere in ferro assai rabescate: nel mezzo del piano della casa, tra due colonne doriche piuttosto tozze, sta la gran porta lunata recante sul colmo dell'arco lo stemma gentilizio della famiglia Ateni, tutto corroso dal tempo: gli architravi delle finestre sono molto rilevati, a triangolo greco, recante nei timpani la conchiglia rococò.

Del resto, que' maestri scolpivano probabilmente e dipingevano quel pochissimo che era da scolpire e dipingere ne' poveri edifizi edificati da essi. Onde anche quell'altro nome di «stile greco», dato alle pitture e sculture tozze e goffe di que' tempi, sarebbe forse da mutarsi tutt'insieme in quello di «stile italiano imbarbarito»; piú brevemente, «stile comacino». Legislazioni.

Sotto quell'arco profondo era un andito, mezzo occupato da cinque o sei scaglioni di pietra, che non andavano mica diritti, ma giravano un pochino di sbieco, fino ad un pianerottolo, fiancheggiato da due tozze colonne, unico sfoggio architettonico di quella costruzione, evidentemente fatta in più tempi.

Il Lido piaceva a lui, come a tutti i veneziani, per agonia di luce, di verde, di spazio, d'aria diffusa; anch'egli si contentava dei pochi viali fiancheggiati da villini brutti, e s'era avvezzo alle costruzioni terribilmente antipatiche di quegli alberghi nei quali si mangiava malissimo e dai quali si vedeva una sfilata di capanne tozze, una spiaggia arida, qualche disegno di giardino con gli alberetti ancor giovani, sarcasticamente dimentichi di protegger gli uomini dal sole.

Il collo grosso e corto aveva un giro di granate con un fermaglio rotondo d'oro, grosso come il dito pollice; e le mani tozze, corte, dalle unghie schiacciate, erano sovraccariche di anelli. Appena vide entrare il signor Lograve, quella donna esclamò: Presto, presto, sor Lorenzo... Venga a casa... Sua moglie sta malissimo. Peggio di quando sono uscito? Assai peggio. È lei che ti manda?

La nuova venuta mostrava d'avere dai diciotto ai venti anni; era assai bene impersonata di corpo, piuttosto piccina, esile alla vita, con piedi grossetti e mani tozze; vestiva da fante di ricca famiglia, pulitamente e con una certa eleganza: la vesti di lana color di granata, un bel grembiule di seta nera, un goletto bianco come neve intorno al collo, una cuffiettina bianca del paro, civettescamente posta sulle sue abbondevoli treccie bionde.