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Dalle memorie di zecca sembra che nel 1627 siansi battute gazzette (che vedemmo equivalere a' mezzi grossetti) in quella citt

Ragguagliato invece all'iperpero che vedemmo valutato grossi veneziani 7, un iperpero valeva grossetti di Cattaro 10 1/2.

Da questa terminazione del C. X. raccogliamo il valore ed il peso della moneta in discorso. Se infatti si voleva che ogni marca desse 33 lire, cioè 165 grossetti, ne segue che il valore d'ogni grossetto doveva esattamente rispondere a soldi quattro. E quanto al peso d'ogni pezzo, aveva ad equivalere necessariamente a k. 6. 3. 51/55.

Fatta questa breve digressione che si lega intimamente colla numismatica albanese, e che illustra un passo di Dante con una terminazione del Maggior Consiglio di Venezia, riconduciamoci a parlare de' grossetti di Cattaro. Dopo il pezzo che ho più sopra descritto e che dal tipo e dalla forma de' caratteri, non men che dalla bont

Parlando tuttavolta de' grossetti di Cattaro, e toccando necessariamente di quelli battuti col nome e colla imagine dei re di Rascia, troppo credo interessare la veneta numismatica il far un cenno, sia pur di volo, de' più antichi grossi coniati da que' re a somiglianza de' veneziani.

F. P. Francesco Priuli, 1562 a 1563. Un'altra moneta della zecca di Cattaro, anzi la più bella o, per meglio dire, la meno brutta che vi si battesse, fra quelle da me effettivamente vedute, credo opportuno collocarla, in via d'appendice, nella categoria de' quattrini, non potendo essa entrare per lo scarso suo intrinseco in quella de' mezzi grossetti, per il peso eccedente e per esser di lega in quella de' follari di rame.

Tra quei sassolini ce n'erano dei graziosi, tanto per forma come per colore; alcuni erano piccini, rotondi, lisci, e neri: altri, più grossetti, apparivano screziati di rosso, di verde e di giallo. Carlo domandò a Dario: Lo sai, tu, di dove si levano questi sassolini? No, ma saranno venuti da .

La nuova venuta mostrava d'avere dai diciotto ai venti anni; era assai bene impersonata di corpo, piuttosto piccina, esile alla vita, con piedi grossetti e mani tozze; vestiva da fante di ricca famiglia, pulitamente e con una certa eleganza: la vesti di lana color di granata, un bel grembiule di seta nera, un goletto bianco come neve intorno al collo, una cuffiettina bianca del paro, civettescamente posta sulle sue abbondevoli treccie bionde.

Sappiamo infatti da scrittori e da documenti contemporanei che nel 1627, sotto la reggenza del medesimo Pietro Morosini, furono de' grossetti ivi allora battuti recati alla zecca nostra. Chi venne incaricato dell'assaggio di queste monete le riscontrò a peggio 238 per marca, ad un titolo cioè di molto inferiore al legale. Quale però si fosse questo titolo legale a cui doveano attenersi gli zecchieri albanesi, non si può agevolmente conoscere. La rarit