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Era vecchia, ma pretendeva ancora di esser giovane, e cogli artifizii della sarta, del profumiere e del tintore riusciva a lottare con qualche successo nelle penombre dei salotti mal illuminati.

Questa è assai limitata in Abissinia, e si riduce a pochissimi rami ed a singoli individui che la professano. Si fila il cotone di produzione indigena e lo si tesse con telai affatto primitivi per fare gli scemma, di cui però la riga rossa è fatta con cotone importato, non conoscendosi in paese l'arte del tintore.

Ma che io vi abbia detto dell'oste è poca cosa, però che adesso mi faccia mestieri tenervi discorso di Lazzaro il tintore. Lazzaro è segaligno; e sembra composto di stinchi: porta calze turchine, turchini i calzoni; la veste, la sottoveste, la camicia turchine; turchine le mani, ed anche la faccia turchina: anzi dentro le crepature della pelle così tenace vi prese dominio per diritto di prescrizione il turchino, che sarebbe opera perduta e illegale volernelo spossessare, e credo che ei non lo tenti nemmeno. Insomma un droghiere potrebbe appiccare Lazzaro allo sporto della sua bottega per mostra d'indaco. Veramente la sua faccia qua e l

Tacciamo della fortezza innalzata allora a Capo di Faro, e chiamata a scherno la Briglia; di Paolo da Novi, tintore e doge, accenniamo brevemente che andato a Pisa, e imbarcato su d'un brigantino per Roma, fu riconosciuto dal capitano della nave, un Corso gi

Il quarto era un giovanotto mingherlino che faceva il tintore in una fabbrica a qualche miglia dalla ripa di porta Ticinese, e che nella giornata di sabato era andato con degli altri a bere nelle osterie senza pagare e a domandare dei prestiti a dei fittabili senza l'intenzione di restituirli. Credevate di fare la rivoluzione? , mi disse egli chiudendo le dita a ventaglio.

Tu statte 'o posto tuio... Il rumore cresce. Gente alle finestre che pur grida. Le voci della folla arrivano nel vicolo, mentre man mano la scena si vuota. Va piglia 'a «smorfia»!... So' nummere fatte! Tridece ll'arresto... Vintuno 'o tintore!... E trenta 'o popolo piccolo! Meza lira pedóno... Addo' pustiero! A cauro, a cauro!... Tenite, Annetie'!... Quatto solde pure pe mme! Ambo e terno!...

'O ccapisco. Nunziata si volta, guardando alla vetrata. Amalia, ritta presso alla tavola vi si appoggia con la mano. Dunque? Dunque che? Comme nce 'a mangiammo sta menesta? Comme vulite vuie. Diciteme na cosa, bella figlió, a mme m' hanno ditto ca vuie facite ammore cu don Vito 'o tintore... Sissignore. E ca isso... ve vo' pure spus

S'era formata, spontanea, ignota a noi tutti, nel 1852, in Milano, una Fratellanza segreta di popolani, repubblicana di fede e con animo deliberato di preparare l'insurrezione e compirla. Non s'era rivolta per ajuti e consigli ad abbienti o letterati; non aveva cercato contatto con noi: aveva prima voluto esser forte. Uomini di popolo erano suoi capi: influente fra tutti, un tintore, Assi di nome, assiduo di cure nell'ordinamento e largo in quell'opera d'un po' di fortuna che gli era venuta dal lavoro: lo chiamavano il Ciceruacchio di Milano. La Fratellanza v'era divisa in nuclei contrassegnati dalle lettere dell'alfabeto: abbracciava ogni ramo di lavoro, e con quel senso pratico ch'è facolt